![]() |
IDW Publisging, 2008 (USA, Scorchy Smith, 1934) |
“L'impressionismo
è la sostituzione dell'apparenza delle cose, con la loro
rappresentazione basata unicamente sulla conoscenza della loro
struttura. Consideriamo, ad esempio, un ponte in travi di ferro: un
artista della vecchia scuola, conoscendone la rigida forma, avrebbe
preso nota di tutti i suoi parallelismi, avrebbe contato tutti i
rivetti e li avrebbe disegnati uno per uno con estrema cura. Nella
realtà, comunque, la luce e l'atmosfera giocano qualche scherzo con
le forme, e l'occhio spesso vede qualcosa che non è possibile
ridurre ad un rigido schema geometrico. Sickles avrebbe visto nel
ponte un insieme di ben precisate ombre, avrebbe colto l'essenza di
questi rivetti semplicemente rappresentando con minuscoli colpi di
pennello le loro ombre allungate dalla luce radente e tutto questo
con un uso così sapiente del nero da conferire alla scena un
realismo mai visto prima.”
(Coulton
Waugh, fumettista e studioso del fumetto americano)
![]() |
Un giovane Noel Sickles al suo tavolo di lavoro. |
“La nostra categoria non lascia impronte così pesanti da essere ricordati.” diceva il compianto Sergio Bonelli parlando dei grandi
artisti oggi completamente dimenticati.
Fatto
sta che il mondo dei comics è davvero strano; è fatto di decine di
migliaia di personaggi, autori, lettori.
Ed
è strano perché è fatto di personaggi sconosciuti, realizzati da
autori sconosciuti alla maggior parte dei lettori. Nulla di
sensazionale fin qui, se non per il fatto che a volte qualcuno di
questi autori è entrato nel mondo dei comics apportando qualche
“piccola” innovazione e, senza troppo rumore, se n'è andato
proseguendo per altre strade.
Ci
sono poi, al contrario, autori che al fumetto hanno dato non poco e
che si godono (o si sono goduti) la meritata fama: Alex Raymond,
Milton Caniff, Charles Schulz, Stan Lee, Moebius, Hugo Pratt, FrankMiller; autori molto famosi al grande pubblico.
Poi
c'è un'altra categoria di innovatori, che non ha nulla da invidiare
ai nomi precedentemente elencati ma che non ha goduto della stessa
fama (se non tra i pochi addetti ai lavori): Gianni de Luca, DinoBattaglia e Gino D'Antonio tanto per fare i nomi di tre grandissimi
di casa nostra. Ma se vogliamo anche un genio come Alberto Breccia
non è conosciuto dalle nuove generazioni.
Allora
forse ha ragione Sergio Bonelli quando afferma che una categoria come
il fumetto non lascia particolari impronte? Sinceramente non lo so.
Quello
che so è che tanti maestri che tutt'oggi possono insegnarci
qualcosa, rischiano seriamente l'estinzione nella memoria delle
generazioni a venire.
Non
azzardo quando dico che per la maggior parte del pubblico italiano
(ma anche internazionale) il nome di Noel Sickles appartiene alla
categoria degli estinti. E che forse sarebbe ora di riscoprire questo
grande artista a cui il fumetto (soprattutto di genere avventuroso)
deve molto. Anzi, azzardiamo ancor di più dicendo che gli deve
almeno tre elementi fondamentali, ripresi poi da ogni autore
successivo: sintesi grafica, uso del bianco e nero e ritmo
cinematografico.
Se
guardiamo le prime strip di genere avventuroso, e soprattutto i due
autori migliori del genere, Hal Foster e Alex Raymond, possiamo
notare un disegno di grande qualità, sicuramente eccelso ed
espressivo. Eppure mancava qualcosa, soprattutto nel racconto che
risentiva parecchio dell'assenza di quell'approccio quasi
cinematografico che distingue il fumetto dall'illustrazione.
Sickles,
invece, riuscì a far “decollare” il fumetto verso orizzonti del
tutto nuovi (scusate la retorica ma è così); come dicevo l'artista
fu il primo a introdurre la sintesi artistica nel fumetto, quella
stessa sintesi che influenzerà in maniera determinante artisti come
Alex Toth e Hugo Pratt. Tutti coetanei di Sickles e tutti debitori
verso il suo modo di intendere la strip. E pensate a Milton Caniff
che, nonostante fosse di qualche anno più grande dell'amico Noel, fu
profondamente influenzato dalla sua sintesi, ma anche dalla capacità
di Sickles nell'uso dei neri, di creare quei contrasti di luce di cui
Caniff, Toth e Breccia diventeranno maestri indiscussi.
![]() |
Noel Sickles aveva un talento invidiabile nell'uso del bianco e nero: in questa sequenza vi è l'incredibile talento di un artista che aveva intuito tutte le grandi potenzialità del fumetto. |
Tutte
innovazioni visibili nella strip Scorchy Smith, persoanggio creato da
John Terry che Sickles ereditò dopo la morte del suo autore; per
circa tre anni l'artista disegnerà la strip, incentrata su avventure
di tipo aviatorio, dapprima imitando lo stile di Terry (sicuramente
su richiesta degli editor) abbandonandolo via via per iniziare a
sperimentare e imprimere tutte le varie innovazioni prima descritte.
Sfogliando lo splendido volume che racchiude tutte le strip di
Scorchy Smith, si ha modo di vedere l'evoluzione del segno di
Sickles, la sua sintesi, il gioco di luci e ombre che sfocia in quel
meraviglioso uso dei retini che spesso si sostituiscono al segno per
delineare i personaggi o gli oggetti; davvero splendide le strip
ambientate sulla neve (11 dicembre 1935 – 3 febbraio 1936) con i
retini che si “sposano” alla perfezione con le pennellate
dell'artista. Ogni vignetta sembra spianare la strada al fumetto
degli anni a venire: i retini di Toth, il tratteggio di Micheluzzi,
le pennellate di Caniff e Pratt, le sequenze aeree che non hanno
niente da invidiare al Dan Cooper di Albert Weinberg. Tutto in soli
tre anni di strip a fumetti; dopo di che Noel Sickles si dedicherà
all'illustrazione con risultati che non hanno niente da invidiare ad
artisti del calibro di Norman Rockwell e Al Dorne. Ma quello che
Sickles fece nel brevissimo tempo passato a disegnare Scorchy Smith
fu “creare una forte scossa sismica nel paesaggio dell'arte
commerciale...” per usare le parole di Jim Steranko che, nella sua
esaustiva introduzione al volume consigliato, definisce Sickles
“l'uomo invisibile del fumetto, un fantasma, poco più di un'eco
per il pubblico di oggi.”
Un
ragazzo di 24 anni, tra il 1934 e il 1936, con le sue innovazioni
grafiche e visive dava al mondo dei comics un contributo
imprescindibile. Ed a malapena il suo nome viene ricordato.
Ve
l'ho detto: il mondo dei comics è davvero strano.
![]() |
Lo splendido uso dei retini di Noel Sickles. |
Curiosità
La
carriera di Sickles iniziò come vignettista politico: in quel
periodo conobbe Milton Caniff con cui divise lo studio; lo stesso
cartoonis ammise di essere stato influenzato non poco dal lavoro del
suo amico sulle strip di Scorchy Smith e questa influenza è palese
nella sua striscia Terry and the pirates. Lo stesso Sickles realizzò
alcune sequenze a matita per il personaggio di Caniff e quest'ultimo
curò in qualche occasione il testo della strip di Scorchy Smith.
Dopo
l'abbandono di Sickles, la striscia venne continuata da Bert
Christman.
Noel
Sickles morì nel 1982. L'anno dopo venne inserito nella “Society
of Illustrators Hall of Fame”. Ma non compare, vergognosamente
oserei dire, nella "Will Eisner Hall of Fame".
![]() |
Il tratteggio di Sickles contrapposto all'uso del nero netto, fonte d'ispirazione per molti grandi artisti futuri. |
Edizione
consigliata
In
una parola: perfetta. Non credo che cambierei alcunché di questa
splendida edizione realizzata dalla IDW Publishing: edizione
cartonata in tela, con rilegatura in filo refe e sovracopertina
plastificata a colori; quasi 400 pagine di cui le prime 140 pagine
corredate da illustrazioni, sketch, studi a matita che lasciano
davvero a bocca aperta, e una seconda parte in cui vengono raccolte
tutte le strisce di Scorcky Smith realizzate da Sickles, comprese le
prime dieci del suo successore, Bert Christman e le prime del suo
predecessore John Terry.
Prefazione
di Dean Mullaney. Introduzione di Jim Steranko. Il volume fa parte
della collana “The Library of American Comics” ed è, ovviamente,
in lingua inglese. Arduo sperare in un'edizione italiana.
Altre
edizioni
Nessuna
in italiano. Tuttavia negli anni '70 la Nostalgia Press pubblicò due
edizioni che raccoglievano (in maniera incompleta) le avventure di
Scorchy Smith.
![]() |
Le due cover dell'edizione a cura della Nostalgia Press. |
Nessun commento:
Posta un commento
I testi apparsi su "Avventure di carta" sono tutti scritti da Ned (Nedeljko Bajalica) e possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare la fonte e gli autori!
Le immagini sono qui inserite al solo scopo di documentazione e sono © degli aventi diritto.