![]() |
Coconino Press, 2003 (USA, Summer Blonde, 1998-2001) |
“Pronto... Mi chiamo
Neil, ho 34 anni, 1,80, peso normale. Mi interessa... Il cinema, la
musica, i viaggi... Qualunque cosa. Oddio sono una frana, mi
spiace... Potrebbe cancellare il messaggio?”
(Neil nell'intento di
pubblicare un annuncio personale per cuori solitari)
![]() |
Adrian Tomine |
Alcuni artisti hanno il
dono della narrazione pur non avendo un talento artistico altrettanto
illuminante. Mi riferisco a tutti quegli autori che, alla fine degli
anni '90 e con l'inizio del nuovo millennio, sono venuti alla ribalta
grazie al fenomeno “graphic novel”, fenomeno che dura tutt'oggi,
tra vasti consensi e altrettante critiche. Un paio d'anni fa mi
contattarono per realizzare un fumetto e, che ci crediate o no, la
parola “fumetto” non è mai stata usata nell'espormi il progetto;
il committente usava solo il termine “graphic novel”, questo per
farvi capire fino a che punto questo termine, o genere, sia ormai
sulla bocca di tutti. Forse per molti dire “graphic novel”
significa dare maggior rispetto ad un genere come quello dei fumetti
a lungo denigrato.
![]() |
Una bellissima inquadratura dal racconto Summer Blonde. |
Una delle caratteristiche
di alcuni graphic novel sembra essere quella di avere una storia
interessante sorretta da un disegno che lo è un po' meno. Come mi
disse il compianto Sergio Bonelli parlando di graphic novel: “...
i disegnirichiedono una certa complicità a cui non sono abituato. A volte idisegni sono solo abbozzati, forse perché per gli autori è moltopiù importante la storia, mentre io, per motivi generazionali, sonopiù legato ai disegni”.
Non
aveva del tutto torto il grande autore/editore; quando apriamo un
albo a fumetti il primo impatto è visivo, osserviamo i disegni di
ogni singola vignetta e poi decidiamo se comprarlo. Con i graphic
novel non è proprio così. Se dovessimo aprire un graphic di Chester
Brown o di James Sturm o di David Small (chi vi scrive è un grande
estimatore di tutt'e tre) saremo perlopiù incuriositi ma non
completamente presi dai disegni così come ci potrebbe capitare con
un albo di Hermann o di Eisner.
![]() |
I silenzi e gli sguardi sono una caratteristica del racconto di Adrian Tomine. |
La
prima volta che sfogliai un albo di Tomine provai curiosità. Erano
dei racconti contenuti nella raccolta Sonnambulo e altre storie; mi
incuriosivano i volti dei personaggi, a volte statici, con lo sguardo
spento, triste. Più leggevo e più mi rendevo conto che l'autore
raccontava sfruttando le espressioni dei suoi personaggi. E questi
ultimi erano perfettamente collocati nelle vignette; gli scenari
potevano sembrare didascalici ma erano veri, come le sue storie, che
raccontano situazioni puramente quotidiane.
I
quattro racconti contenuti nel volume Summer Blonde rappresentano uno
dei migliori esempi del nuovo fumetto indipendente americano. Tomine
racconta storie ordinarie con un segno grafico ordinario ma di grande
efficacia: l'uso dei neri nel racconto Hawaiian getaway è
perfetto, capace di creare le giuste atmosfere in cui si muove la
protagonista Hillary e il massiccio uso dei retini ha una funzione
più coreografica che necessaria alle esigenze dell'artista. Ma
quello che più colpisce di Tomine è il suo modo di raccontare le
sue storie e di far parlare i suoi personaggi; all'apparenza degli
sfigati qualsiasi, dei perdenti che in alcuni casi ottengono una
vittoria dal “sapore” amaro, in altri restano imprigionati nella
routine quotidiana nella quale sembrano istituzionalizzati. I
protagonisti di queste storie sono brutti, depressi, soli, costretti
a fare i conti con i successi degli altri (come nel caso del racconto
Summer Blonde) e i propri fallimenti. E Tomine, nel raccontare
questo microcosmo americano, non usa soltanto la sua abilità
narrativa ma cerca di trasferire gli stati emotivi dei suoi
personaggi attraverso il suo segno, sicuramente statico ma allo
stesso tempo incredibilmente espressivo. E sono diversi, in questi
quattro racconti, i momenti molto efficaci in cui Tomine combina le
sue intuizioni artistiche e narrative: il finale nella metropolitana
in Summer Blonde; gli scherzi telefonici di Hillary ai danni di
ignari passanti; la tavola finale muta di Bomb scare e altre
sequenze in cui ironia e quotidianità sono in perfetto equilibrio.
Il segno di Adrian Tomine vanta una bella sintesi che di certo non è
priva di alcuni dettagli che rendono le sue tavole ricche a livello
visivo; le inquadrature e i tagli sono ben studiati e perfettamente
funzionali ai suoi racconti. E nonostante vi sia una certa staticità
nel suo disegno, i suoi racconti sono tutt'altro che statici.
![]() |
La solitudine di Hillary. |
Tomine
è uno di quei pochi autori del fumetto contemporaneo che riescono a
sorprenderci; come dicevo prima il suo disegno a primo colpo potrebbe
far storcere il naso a chi è abituato a un disegno tecnicamente
impeccabile e fortemente coreografico, ma in realtà anche un artista
come lui riesce a sorprendere e a catturare con le solo immagini:
valgano per tutti le sue bellissime copertine per la rivista New
Yorker.
Ma
prima di tutto Tomine è un autore formidabile: un artista che usa le
immagini per narrare; un narratore che fa dei disegni le sue parole.
![]() |
Il voyeurismo di Neil. |
Curiosità
I
quattro racconti presentati nel volume consigliato furono pubblicati
su alcuni numeri del comic book Optic Nerve auto prodotto dallo
stesso Tomine: Alter ego nel n. 5, Hawaiian getaway nel n. 6, Sumer
blonde nel n. 7 e Bomb scare nel n. 8.
I
nonni di Adrian Tomine erano giapponesi e pertanto l'autore è di
quarta generazione americana giapponese (i suoi genitori trascorsero
la loro infanzia in un campo di internamento giapponese durante la
seconda guerra mondiale).
Gli
autori che più l'hanno influenzato sono gli indipendenti JamieHernandez e Daniel Clowes.
Edizione
consigliata e altre edizioni
Una
buona edizione questa della Coconino, risalente al 2003: brossurata
con sovracopertina e buona qualità di stampa.
Nessun'altra
edizione italiana.
Letture
consigliate dello stesso autore
Adrian Tomine l'ho sempre apprezzato da lontano ma non ho mai approfondito la sua conoscenza, anche se il suo disegno mi affascina e trovo conferma in questa tua recensione alla sua abilità di narratore. Urge recuperarlo.
RispondiEliminaNon sapevo delle origini dell'autore e della vicenda dei suoi genitori.
In merito alla tua esperienza col termine "graphic novel" forse ormai lo si utilizza a indicare un certo formato e una certa destinazione, ovvero un volume formato libro (17x24 o giù di lì) che deve avere un centinaio di pagine e sarà distribuito nelle librerie di varia. Il tuo progetto era il libro che hai fatto con Crepet o un'altra cosa?
Ciao Luca,
Eliminaben ritrovato...
Quello che feci con Crepet fu definito da subito graphic novel... Mi riferivo ad una proposta per un fumetto da pubblicare online, poi non andato in porto.
Si credo che le "credenziali" del graphic novel siano quelle da te elencate, anche se fumetti usciti a puntate come Watchmen, La ballata del mare salato, ecc... oggi vengano ripubblicati come graphic novel...
E' sempre un piacere scambiare quattro chiacchiere con te Luca...
A presto. Ned
PS: Vai a Lucca quest'anno?
Ciao, non riesco più a trovare la tua mail che sicuramente avevo visto da qualche parte nel tuo blog quindi ti rispondo qui: sarò a Lucca giovedì e venerdì, quest'anno mi hanno fatto un po' di casino con gli accrediti ma spero risolvano. Dormiamo a Montecatini.
Eliminala mia mail è: nedeljko.bajalica@gmail.com
Elimina