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Alessandro Editore, 2004 (Francia, Les Phalanges de l'Ordre Noir, 1979) |
“Quarant'anni
dopo lo scioglimento delle brigate nel 1938... Non si rivedevano da
oltre quarant'anni... Ed eccoli di nuovo riuniti nella sala di un
discreto locale... Quarant'anni sono molti, soprattutto in certi casi
… E il risultato era più che altro una collezione di asmatici, di
reumatici semi paralizzati, di vecchia carne mangiata dal
colesterolo... Ma tutto sommato, non un mucchio di rimbambiti! Era
gaia quella sera; ci sentivamo quasi ringiovaniti...”
(Jefferson
B. Pritchard)
Un
paio di macchine e un autocarro avanzano con decisione verso Nieves,
uno sperduto villaggio nella provincia d'Aragona. Giunto il convoglio
nel villaggio, dai mezzi esce un gruppo di uomini armati e incazzati
a dovere; catturano tutti i 72 abitanti (sindaco compreso) e li
giustiziano senza alcuna pietà. Poi, con assoluta disinvoltura,
cospargono il villaggio di carburante e a quel punto il fuoco fa il
resto, riducendo Nieves in un
mucchio di cenere.
Inizia
così uno dei capolavori del fumetto francese; gli uomini (se tali si
possono definire) responsabili di questo massacro formano un gruppo
di estrema destra che si fa chiamare Le Falangi dell'Ordine
Nero che dà il titolo a questo grande fumetto,
magistralmente architettato dalle parole di Pierre Chistin
e dai disegni di Enki Bilal.
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Il massacro nel villaggio di Nieves: ferocia gratuita! |
Le
Falangi dell'Ordine Nero non è un semplice fumetto di
fantapolitica ma una grande riflessione sull'uomo e su quegli ideali
per i quali si è pronti a sacrificarsi; una bella e profonda
descrizione della vecchiaia, dei suoi limiti ma anche della sua
voglia di riscatto. Ma soprattutto è una storia di uomini soli.
Disposti a tutto pur di perseguire gli stessi ideali che un tempo
misero a fuoco e fiamme la Spagna durante la guerra civile;
desiderosi di rendere giustizia agli abitanti di Nieves massacrati
senza pietà, ma in completa solitudine e ignorati da tutto il mondo
(e dalla nuova sinistra) che sembra non interessarsi più a simili
vicende.
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Il gruppo di ex partigiani quarant'anni dopo: il peso degli anni si fa sentire. |
Christin
e Bilal mettono a disposizione tutto il loro talento
per raccontare questa storia di eroi soli; vogliono dare a questi
eroi una possibilità di sentirsi vivi continuando a lottare per un
ideale anziché morire nella routine quotidiana in cui le loro vite
sono affondate. E lo fanno magistralmente; Christin mette
in scena una serie di personaggi ottimamente caratterizzati che Bilal riesce a riprodurre in maniera sorprendente: in ogni volto sembra di
riconoscere le rughe, la sofferenza, la tensione emotiva di chi sta
affrontando l'ultima battaglia. E l'artista francese qui dà completo
sfoggio del suo talento visionario (che si amplierà nelle successive
opere) curando la parte artistica in ogni minimo dettaglio: il segno
è fresco e dinamico ma allo stesso tempo statico, soprattutto quando
delinea le espressioni dei vari protagonisti, espressioni che
sembrano richiamare le tonalità che l'artista francese usa per
rappresentare lo scenario in cui si muove la storia; colori scuri
(vari blu e grigi su tutti) permeano un cielo in cui sembra non
esserci mai il sole ma sono indispensabili per dare quel tono cupo al
racconto.
Un
fumetto assolutamente imperdibile, oscuro e ossessivo e senza nessun
tipo di morale; Christin e Bilal non
sembrano schierarsi, ma sono più interessati a mettere in scena sia
l'assurda violenza della falange neonazista che quella del gruppo di
ex brigatisti di sinistra assetati di una vendetta che avrà il suo
epilogo nel triste finale. Evocativo, da questo punto di vista, il
periodo in cui si svolge la storia, quegli anni '70 che fecero da
triste cornice alle più crude vicende terroristiche.
Un
capolavoro da leggere e rileggere, che chiude in bellezza (insieme a
Silenzio di Didier Comès) un decennio strepitoso per
il fumetto francese, in cui autori rivoluzionari come Moebius e Philippe Druillet diedero il via (nella metà degli anni
'70) alla loro creatività senza limiti fondando la mitica rivista
Metal Hurlant; rivista in cui lo stesso Enki Bilal darà
conferma del suo incredibile talento visionario affermandosi come una
delle più grandi icone del fumetto europeo.
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Il centro storico di Roma rivisto da Enki Bilal: precisione storica e grande talento artistico. |
Curiosità
I
colori della storia sono dello stesso Bilal e della
moglie Patricia che si è occupata di colorare solo le scene
d'interno usando tinte piatte.
Diversi
i riferimenti da cogliere nel fumetto soprattutto nella parte
ambientata in Italia; siamo negli anni di piombo e la scena in cui
viene rapito un esponente del P.C.I. ricorda quella triste di Aldo
Moro (comunque citata); nella scena ambientata in Sicilia alcuni dei
brigatisti fanno visita a un noto boss della zona il cui nome, Don
Calogero Virzi, ricorda quello di Don Calogero Vizzini
capomafia della provincia di Caltanissetta.
Enki
Bilal è nato a Belgrado da padre bosniaco e madre slovacca e
si trasferì in Francia appena undicenne.
Oltre
alla Falangi
Bilal
e Christin
hanno realizzato altre opere a fumetti in coppia: Battuta
di Caccia,
La
città che non esisteva,
Il
vascello di pietra,
La
crociera dei dimenticati
e La
stella dimenticata di Laurie Bloom,
sempre
con ottimi risultati.
Edizione
Consigliata
Ottima
come sempre quella di Alessandro Editore che rispecchia le
modalità d'edizione del fumetto Francese.
A
proposito della stampa a colori Bilal lamentava in
un'intervista pubblicata sul n. 1 dell'edizione italiana della
rivista Pilot: “Peccato che la stampa tenda a far sparire
molti degli effetti ottenuti sugli originali. Per esempio, se si
utilizzano due verdi per far risultare le pieghe su un vestito è
molto probabile che la riproduzione non li distingua. È un errore:
quando coloro mi diverto molto e non tengo conto della difficoltà di
riproduzione...”
Per
fortuna dalla prima pubblicazione dell'opera a oggi i progressi nel
campo delle tecniche di stampa sono stati notevoli.
Altre
edizioni
Chi
ha i primi quattro numeri dell'edizione italiana della rivista
Pilot potrà godersi la storia tra le vecchie pagine di questo
glorioso magazine.
La
Fabri/Dargaud pubblicò in un buon volume cartonato la storia
di Christin e Bilal nel 1983. La storia
fu ripresa anche dagli Editori del Grifo nella collana La
nuova Mongolfiera.
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A sinistra l'opera nell'edizione Fabri/Dargaud. A destra quella degli Editori del Grifo. |
Un capolavoro, anche se a mio avviso il successivo Partie de Chasse sarà addirittura ancora meglio, benché senz'altro un po' più pesante come lettura.
RispondiEliminaTra l'altro questo tuo post mi conferma che un'edizione in volume del Grifo è esistita veramente. Io pensavo rientrasse nel novero dei volumi (pochi per fortuna) annunciati ma poi mai realizzati, come La Folle di Montmartre. L'immagine che hai postato sembra proprio qualle di un volume incellofanato, che per forza di cose deve essere materialmente esistito veramente.
Io avevo quello della Fabri/Dargoud che poi è andato perduto...:( ma l'edizione del grifo esiste veramente...
EliminaDifficile scegliere quando tutte le storie che questa super coppia ha realizzato sono obiettivamente bellissime.
Ho scelto Le Falangi (preferito di poco a Battuta di caccia), al di là della sua bellezza visiva e narrativa, perché è un'opera che chiude un periodo (gli anni '70) e ne incomincia uno ancora più florido per il fumetto e anche per la produzione di Bilal...
A presto:)
Ottima la scelta di "Partita"
RispondiEliminaC'è anche uno dei volumi de "I MAestri del Fumetto" che uscivano con "l'Espresso" che raccoglie Partita+Falangi col titolo "XX Secolo". E' un bel cartonato stampato bene e reperibile a prezzi contenuti.
P.S.:
Sulla colorazione di Bilal ce ne sarebbe da dire...
malgrado la tecnologia a volte sono stati fatti dei passi indietro. I tre volumi delle "Leggende d'oggi" recentemente ricolorati hanno perso parecchio grazie al pessimo intervento di "svecchiamento".
Ho preso il cofanetto di Alessandro Distribuzioni perché mi trovavo con brossurati e cartonati di diversi formati e diverse edizioni (Bonelli/Dargaud e Grifo) ma terrò la mia vecchia trilogia disordinata perché i colori originali sono molto superiori a quelli dell'ultima versione.
Ossobuco
Molto meglio le vecchie edizioni in certi casi... poi alcuni restyling sono odiosi...
EliminaOggi i periodici realizzano delle collane ottime (i cartonati di Topolino e le grandi saghe del Corriere, I maestri della Mondadori, ecc...) tanto che a volte mi vedo "costretto" a inserire alcuni di questi (come il bellissimo Savarese) in virtù della loro buona qualità.