![]() |
Panini - Cult Comics, 2000 (USA, Stray Bullets, 1996) |
“Quand'ero
piccola, mia madre a notte fonda entrava nella mia stanza... che
dividevo con mia sorella... e scoppiava in un pianto isterico alle
tre del mattino di un giorno di scuola... Ci sbatteva giù dal letto
costringendoci a pulire casa. È così che sono diventata una
criminale.”
(Amy
Racecar)
![]() |
Beth cerca di ammaliare Orson. |
![]() |
David Lapham |
Gli
USA e il loro mito da sempre ci affascinano. Pur con tutte le loro
contraddizioni, il popolo d'oltre oceano ha nel nostro immaginario un
posto speciale. Pensateci: siamo cresciuti (parlo di chi come me è
nato nei '70 ma credo che anche generazioni precedenti e successive
possano confermarlo) a pane e cowboy, eroi intergalattici, Charlot,
Via col Vento, Elvis, Happy
Days, i Peanuts, Dawson's Creek e via
dicendo; questi personaggi sono riusciti a emozionarci nonostante ci
abbiano fornito una visione della vita
sdolcinata, come il mitico sogno americano che tanta musica, tanti
film e naturalmente tanti fumetti ci hanno fatto conoscere.
Ma
contemporaneamente c'erano anche i “ragazzacci cattivi”, cioè
quei registi, artisti e musicisti che narravano l'altra faccia degli
USA e più passavano gli anni più la folla di ragazzacci aumentava
tanto che oggi il sogno americano è calato notevolmente. Anche se
alcuni di questi l'hanno vissuto alla grande: pensiamo a Quentin
Tarantino, tanto per dirne uno, che da commesso di video store è
divenuto in pochi anni uno dei registi di culto del nuovo millennio
grazie alle sue storie pulp degli anni '90. E non cito a caso il nome
del noto regista americano perché a volte viene accostato al quello
di David Lapham, un artista che ha iniziato la sua
carriera nel mondo dei comics nella Valiant, per poi passare
alla DC Comics per, infine, stancarsi e decidere di aprire una
propria casa editrice, El Capitan Book e pubblicare un fumetto
di cui potesse gestire tutte le fasi senza nessun condizionamento. E
il giovane artista venticinquenne fece centro alla grande con una
delle serie più belle e toste del fumetto indipendente USA.
![]() |
Amy Racecar conosce un solo linguaggio: e lo conosce molto bene! |
Stray
Bullets uscì nel 1995, con il classico formato comic book e
successivamente venne ripreso in volumi che racchiudevano i primi
albi. Tra quelli usciti in Italia, scelgo il secondo, Fortuna
che ho lei perché ritrae quella provincia americana misera,
perversa e strafottente; lontana cioè anni luce dall'american dreams
con cui la civiltà occidentale è cresciuta.
Le
cinque storie che compongono il volume narrano senza pudore e censura
un mondo che sembra essere un dietro le quinte di quello
apparentemente reale. In realtà le trame ordite da Lapham
sono talmente assurde da risultare surreali, quasi una sorta di
commedia umana che non fa altro che raccontare le vicende
tremendamente realistiche di un mondo isolato, popolato da personaggi
che cercano di sopravvivere alla monotonia e all'irregolarità.
Assistiamo quindi all'isteria di Beth verso il fidanzato
Orson, un tizio dall'aria innocente e sfigata; alla loro
compagna di sventure Nina, sballata e costantemente “nel
pallone”; al provinciale Nick, sbruffone che si vanta di
essere un casanova rincorso dai creditori; a Amy Racecar una
tipa tosta, abile con la pistola, che si stanca della città e
sceglie la provincia americana secondo lei molto più tranquilla.
![]() |
La provincia americana di Lapham: desolazione e qualche festa per dimenticare la triste routine giornaliera. |
E
attorno a questi protagonisti disadorni ruotano dei personaggi
secondari ancor più squallidi come gli amici di Nick
costantemente a caccia di buone occasioni per farsi qualche donna
anche a costo di dover usare metodi poco ortodossi. In questo piccolo
mondo governato dal sudiciume e dall'ignoranza gli eroi non esistono,
esiste solo gente che cerca di superare o di convivere con le proprie
nevrosi e le proprie insicurezze. Insomma, delle “pallottole
vaganti” come dice il titolo della serie, sparate dalla vita in
un mondo in cui sembrano non riuscire a trovare una collocazione.
E
Lapham rende tutto più vero e perverso con il suo
stile fresco, il suo ottimo bianco e nero contraddistinto da grosse e
talvolta sporche pennellate che delineano in maniera rozza i
protagonisti: nessuno ha tratti gradevoli e durante la lettura si
riesce persino a percepire quel senso di sudiciume intriso di
desolazione e violenza radicata in questi personaggi che sembrano in
cerca di un posto adatto a loro e che forse non troveranno mai.
Eppure sono riusciti a trovarlo al loro autore.
David
Lapham il suo posto nel mondo dei comics se l'è degnamente
riservato. E la sua provincia misera e perdente, una volta letta,
rimane impressa.
![]() |
Brutti, sporchi e cattivi: i personaggi di Stray Bullets nelle pennellate di David Lapham. |
Curiosità:
Le storie contenute nel volume consigliato sono: Fortuna che ho
lei, Ventotto tizi di nome Nick, Arriva
il circo, Amicizia e Accoppiamenti stupefacenti o
accoppiamenti sotto stupefacenti.
La
moglie di David, Maria è co-creatrice della casa
editrice El Capitan Books.
Per
Stray Bullets, Lapham ha vinto due Eysner
Awards nel 1996 e nel 1997.
Altre
edizioni: Oltre quella consigliata, la Panini Comics
ha pubblicato il seguito delle storie nel volume Sex &
Violence. Le prime storie furono pubblicate in un volume di
grande formato, L'innocenza del nichilismo, dalla Magic
Press.
Nessun commento:
Posta un commento
I testi apparsi su "Avventure di carta" sono tutti scritti da Ned (Nedeljko Bajalica) e possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare la fonte e gli autori!
Le immagini sono qui inserite al solo scopo di documentazione e sono © degli aventi diritto.