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Ned e Jac brindano!! Un bel bicchierino di sambuca per festeggiare i 70 anni del maestro. |
Il
giorno 23 marzo del 1993 Jacovitti compì 70 anni. Non credetevi
chissà cosa. Franco non era uno da grandi festeggiamenti con torte,
regali ecc... almeno non negli ultimi anni. Preferiva starsene nella
sua casa in via Egidio Albornoz, uscire la mattina presto, farsi la
sua bella passeggiata, rientrare a casa, accendersi un bel sigaro e
mettersi al lavoro. Lavorava davvero tanto, a suo dire, fin quando la
luce glielo permetteva. Il suo tavolo da lavoro era posizionato di
fronte a un grande finestrone, in modo che prendesse tutta la luce
del sole. Ma Franco, da vero genio qual'era, lavorava anche al buio.
Avete capito bene: AL BUIO! Solitamente gli portavo i disegni finiti
nel pomeriggio in un'orario compreso tra le 16:00 e le 18:00. Nei
mesi invernali (soprattutto novembre) come ben sapete la luce solare
ha una durata breve e quindi già verso le 17:00 scendeva il buio.
Beh, quando arrivavo nel suo studio verso quell'ora lo vedevo ancora
lavorare praticamente senza luce, credetemi sulla parola, tanto che
ero costretto a chiedergli di accendere una lampada perché quasi non
vedevo.
Stranezze
e follie di un genio che non finiva mai di stupire.
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Jacovitti con la sua bevanda preferita: sambuca "Molinari". |
Come
dicevo marzo era il mese in cui Franco compiva gli anni e quello del
1993 fu anche quello in cui il suo amico Federico Fellini ritirava il
suo quinto Oscar alla carriera. Festa grande per l'Italia, che come
disse un noto giornalista, è stata “creata” da tre illustri
personaggi: Alberto Sordi, Federico Fellini e Benito Jacovitti,
accumunati tutt'e tre da saper raccontare le assurdità dell'italiano
medio.
Contemporaneamente
stavamo lavorando alle vignette sul tema medico cui vi accennavo
prima. Più o meno ne realizzammo una quarantina, naturalmente parlo
di quelle a cui ho partecipato come inchiostratore. Il modus
operandi era quello descritto nel 5° capitolo, ma questa volta
dovetti anche inchiostrare il lettering, che Franco faceva
sempre da se.
Le
vignette dovevano essere pubblicate su un quotidiano di cui
onestamente non ricordo il nome. Gran parte di esse sarebbero poi
state pubblicate nel 2001 in un volume curato da Vittorio Sgarbi.
Più o meno in quel periodo, se ben ricordo ma potrei sbagliarmi, lavorammo anche a un lavoro per la ditta Fiorucci, famosa per i suoi salumi. Pensateci, come poteva la più importante azienda di salami nostrani farsi scappare i salami di Jacovitti? Quindi pensarono bene di far realizzare a Franco un bel disegno che vedeva protagonisti i suoi arci noti salami, per poi realizzare un telo da mare da regalare ai propri clienti. Qui assunsi il ruolo d'ichiostratore e ricordo che sbavai con l'inchiostro di china lasciando una bella macchia sul disegno. In simili casi avrei optato per la lametta (non per tentare il suicidio, tranquilli), utilissima a grattare il foglio e a cancellare ma la macchia era troppo grossa e la carta Fabriano F2 non si prestava bene a tale soluzione. Quindi fui costretto a coprire la macchia con della tempera bianca. Per fortuna il disegno non era destinato né a passaggi di mezza tinta né a quelli di colore.
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Omaggio a Federico Fellini in occasione del suo quinto Oscar, quello alla carriera assegnatogli nel 1993. |
Più o meno in quel periodo, se ben ricordo ma potrei sbagliarmi, lavorammo anche a un lavoro per la ditta Fiorucci, famosa per i suoi salumi. Pensateci, come poteva la più importante azienda di salami nostrani farsi scappare i salami di Jacovitti? Quindi pensarono bene di far realizzare a Franco un bel disegno che vedeva protagonisti i suoi arci noti salami, per poi realizzare un telo da mare da regalare ai propri clienti. Qui assunsi il ruolo d'ichiostratore e ricordo che sbavai con l'inchiostro di china lasciando una bella macchia sul disegno. In simili casi avrei optato per la lametta (non per tentare il suicidio, tranquilli), utilissima a grattare il foglio e a cancellare ma la macchia era troppo grossa e la carta Fabriano F2 non si prestava bene a tale soluzione. Quindi fui costretto a coprire la macchia con della tempera bianca. Per fortuna il disegno non era destinato né a passaggi di mezza tinta né a quelli di colore.
Ma
torniamo al compleanno di Jacovitti. Quest'ultimo coincise con la
venuta della mia mia famiglia a Roma.
La
mattina del suo compleanno ci incontrammo nel suo studio dove, oltre
a portargli i lavori appena fatti, gli donai il mio personale regalo:
una bottiglia di sambuca con l'etichetta di Cocco Bill disegnata dal
sottoscritto. Lo gradì immediatamente e brindammo ai suoi 70 anni
con un bel bicchierino a testa. Franco adorava la sambuca. Tenne la
mia bottiglia per tutto il tempo della nostra collaborazione in bella
evidenza tra gli scaffali della sua libreria e ogni tanto si
concedeva un biccherino (ricordo a tutti che Franco era diabetico).
Quella sera stessa ritornai da lui con i miei genitori. Ricordo quando eravamo tutti (oltre a Jacovitti e il sottoscritto anche mia madre, mio padre e Lilli, la moglie del maestro) nel soggiorno di Jacovitti e tra una chiacchiera e l'altra mia madre pose una domanda a Franco: “Signor Jacovitti, posso chiederle come va Nedeljko?”; del resto avevo solo 18 anni e mia madre si compartava da mamma, ovviamente.
Quella sera stessa ritornai da lui con i miei genitori. Ricordo quando eravamo tutti (oltre a Jacovitti e il sottoscritto anche mia madre, mio padre e Lilli, la moglie del maestro) nel soggiorno di Jacovitti e tra una chiacchiera e l'altra mia madre pose una domanda a Franco: “Signor Jacovitti, posso chiederle come va Nedeljko?”; del resto avevo solo 18 anni e mia madre si compartava da mamma, ovviamente.
Jacovitti era veramente un tipo strano... in senso buono!
RispondiEliminaciao
Marco
beh, come tutti i geni aveva le sue stranezze... :)
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