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Star Comics, 2005 (Giappone, Jinbē, 1992) |
“Io
direi proprio di no!”
“E
allora... Ogni tanto si sposano padre e figlia!?”
“Può
Darsi...”
(Risposta
di Miku a due anonimi osservatori in un acquario)
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Mitsuru Adachi nel suo studio. |
Lo
stile è l'anima dell'autore, quello che lo distingue dagli altri,
quello che gli permette di essere ricordato nel corso degli anni, dei
decenni... per sempre. George Herriman, Walt Kelly,
Milton Caniff, Charles M. Schulz, Dino Battaglia,
Hugo Pratt, Attilio Micheluzzi, Osamu Tezuka, lo
stesso Eisner o Jack Kirby, o ancora Bill Watterson,
vengono ricordati a distanza di anni per il loro stile; e la cosa
incredibile è che, in questi autori, lo stile non si esprime solo
nel disegno ma soprattutto nel modo che avevano di raccontare. Per
questo rimarranno sempre nella storia e per questo i loro fumetti
sono immortali.
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Miku e Jinpei. |
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Il sentimento che va oltre l'affetto paterno: Miku e il suo padre adottivo Jinpei. |
Opere
come Touch,
Miyuki,
H2,
e lo splendido Rough,
sono palesi conferme del suo incredibile talento narrativo; sono la
conferma di come quest'autore riesca sempre a riscrivere la stessa
storia, modificandone solo qualche dettaglio, e di come riesca a
renderla semplicemente bella. Perché la semplicità e la delicatezza
del suo tratto racchiudono parte del suo talento narrativo, fatto di
sguardi, silenzi, ironia e incomprensioni.
Jinbe
è uno dei lavori più brevi e maturi di Adachi.
È un fumetto autoconclusivo e con qualche vago accenno allo sport.
Ma soprattutto è un fumetto in cui il protagonista non è più uno
dei tanti teenagers, campione di baseball o nuoto, ma un uomo di
quasi quarant'anni, Jinpei,
soprannominato Jinbe;
l'uomo vive con la figliastra Miku;
Rikako,
la madre di Miku,
morì quando quest'ultima aveva tredici anni, a poco più di un anno
dal matrimonio con Jinpei.
Essendo Miku nata
da una precedente relazione di Rikako,
tra lei e il suo padre adottivo non v'è alcun legame di sangue. E
questo l'incipit
da cui parte
Adachi
per raccontarci la relazione tra Jinpei
e Miku,
e l'autore giapponese lo fa, come sempre, con il suo personalissimo
stile: usa gli sguardi e i silenzi dei due protagonisti per
trasmettere al lettore quello stesso senso di complicità che lega i
personaggi, ma anche il dubbio che li pervade. L'amore è sempre
nell'aria ma senza malizia, perché l'autore non ha interesse a
scrivere un finale alla sua storia; vuole semplicemente disseminarla
di tutti quegli elementi narrativi che ci portano ad accettare la
relazione tra un quarantenne per di più padre adottivo e una
liceale. Ed è sorprendente come Adachi
racconti il tutto con sbalorditiva naturalezza, così come ha sempre
fatto nelle sue precedenti opere; alternando momenti intimi e
profondi a momenti di grande ironia, riesce sempre a farci amare i suoi
personaggi ed è proprio questo talento narrativo che lo pone tra i
mangaka più amati nel nostro paese e non solo dal pubblico femminile
ma anche e soprattutto da un pubblico maschile di sicuro non
adolescente.
Jimbe
è l'ennesima grande pro
va di un narratore raffinato; un piccolo capolavoro
di un artista che al suo esordio, nel nostro paese, non ricevette il
consenso che meritava (forse i lettori erano troppo impegnati a
leggere il sopravvalutato Video
Girl Ai) ma che
alla fine riuscii a conquistare il pubblico proprio grazie alle
qualità che ho largamente citato. Ricordo ancora, nel periodo in cui
lavoravo in fumetteria, la gente che acquistava i suoi fumetti e che
esclamava: “Adoro
il modo di raccontare di quest'autore...”
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Lo sport ha sempre un ruolo di rilievo nelle opere di Mitsuru Adachi. |
Una
volta letto, non dimenticherete tanto presto Jinbe.
E soprattutto non dimenticherete mai più Mitsuru
Adachi.
Curiosità
Jinbe
in lingua giapponese significa “squalo”.
Edizione
consigliata
Sono veramente ignorante sui manga, lo prendo come consiglio, poi ti faccio sapere.
RispondiEliminaRomeo
Anch'io non sono un appassionato lettore di manga ma quest'autore sa cosa vuol dire raccontare... la sua arma vincente è la semplicità nel raccontare il quotidiano...
RispondiEliminaJinbe ha un tema particolare che lui tratta con delicatezza e ironia, riuscendo a sorprenderci...
Se c'è un autore giapponese che apprezzo tantissimo è proprio Mitsuru Adachi, anni fa poi potevamo vedere sulle emittenti nostrane (anche se con riadattamenti pietosi) le serie animate di Touch, Miyuki e Hiatari Ryoko... ho conosciuto Adachi proprio tramite questi passaggi televisivi e l'ho amato per come riesce a raccontare e anche per i suoi disegni così tipicamente "manga" ma anche così personali (amo le sue linee morbide e come disegna i corpi) che lo rendono subito riconoscibile, pregio che ho trovato in pochi (Miyazaki e Matsumoto sono tra quei pochi)
RispondiEliminaE' un autore che riesce a distinguersi in mezzo a tanti: personale, geniale nelle sua semplicità che spesso lo rende unico!
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