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Edizioni Cepim - Un uomo un'avventura, 1978 (Italia, L'uomo di Iwo Jima, 1978) |
“Omicidio...
che altro credevi fosse la guerra?”
(Il
Sergente Stagg a Joe)
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D'Antonio: azione e sintesi grafica. |
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Gino D'Antonio |
Autore
completo tra i più bravi nel panorama del fumetto italiano, Gino
D'Antonio ha brillato con la stessa intensità di una stella
senza mai raggiungere la fama di star del fumetto come Pratt,
Jacovitti e Pazienza. Eppure D'Antonio è
uno di quegli autori che non ha niente da invidiare ai grandi nomi
prima citati, in quanto la sua produzione vanta opere belle e
importanti che hanno reso grande il nostro fumetto; basterebbe citare
la sua monumentale opera a fumetti dedicata alla frontiera americana,
La Storia del West, per comprendere appieno il suo
talento di narratore, un talento che ne ha fatto un artista dalla
formidabile sintesi artistica riscontrabile in tutti i suoi lavori
più noti. Quando Sergio Bonelli mise in cantiere la splendida
collana Un uomo un'avventura di certo non si fece scappare il
fumettaro milanese, che esordì come autore completo nella collana
con il volume L'uomo dello Zululand, e come sceneggiatore con
le storie L'uomo del deserto e L'uomo di Rangon per i
disegni di Fernando Tacconi, L'uomo di Pechino per il
disegni di Renato Polese e L'uomo del Bengala per i
disegni del grande Guido Buzzelli. Ma è con L'uomo di
Iwo Jima che D'Antonio firma uno dei suoi
lavori più belli e rappresentativi di quella carica narrativa ed
espressiva con cui l'artista si è imposto nel mondo dei comics.
Narrando
la vicenda della leggendaria e sanguinosa battaglia in cui persero la
vita oltre trentamila soldati tra giapponesi e americani, D'Antonio
ritorna al genere bellico con cui si era fatto le ossa negli anni '50
e '60 lavorando per lo studio di Roy D'Ami e realizzando
storie di guerra per il mercato inglese. Ma la passione per la storia
ha indotto D'Antonio a realizzare una sorta di cruento
reportage della conquista del monte Suribachi, affidando il racconto
agli occhi di un soldato senza nome, chiamato dagli altri Joe,
del tutto smemorato in seguito all'esplosione del suo blindato in cui
hanno perso la vita i suoi compagni, e agli occhi del suo superiore,
il rude e cinico sergente Stagg, che cerca di fare di Joe
un combattente a suon di insulti e umiliazioni. Il loro plotone,
nonostante gli attacchi e le imboscate nemiche, cercherà e riuscirà
ad arrivare alla tanto agognata meta, innalzando la bandiera in
un'immagine che diventerà il vero simbolo della seconda guerra
mondiale.
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Il primo incontro tra Joe e il sergente Stagg durante la cruenta battaglia. |
Per
tutta la durata del volume siamo immersi nella battaglia; sentiamo i
fischi dei proiettili, le esplosioni delle bombe, l'odore del sangue,
la violenza psicologica tipica subita da chi combatte una guerra.
D'Antonio narra l'avanzata del plotone di fanteria del
sergente Stagg con un ritmo incalzante sostenuto da una libera
composizione della tavola, ma non si limita a narrare la corsa di un
gruppo di soldati verso una meta: D'Antonio vuole
descrivere l'assurdità e la violenza che si nascondono dietro di
essa e lo può fare grazie a un protagonista di cui non conosciamo
nulla. E' lui il vero simbolo antimilitarista, che si oppone
all'orrore cui è costretto ad assistere ogni minuto ma che si oppone
soprattutto al suo capo plotone, il sergente Stagg, che cerca
di farne un'uomo dimostrandogli la sua efficienza in azione; uccide a
sangue freddo i nemici anche se sono disarmati, li riempie di piombo
o li sgozza e non mostra alcun rimpianto nel farlo, quasi una sorta
di provocazione verso il più sensibile Joe che assiste inerme
agli orrori della guerra cercando di non prenderne parte.
“Non
sei riuscito a fare di me un assassino...” gli dice Joe
alla fine, ma Stagg risponde che in realtà non è riuscito a
fare di lui un marine; due personalità opposte che si odiano ma che
allo stesso tempo si stimano e combattono per “...un mondo che
non ha bisogno di eroi, un giorno o l'altro...” come sussurra
Joe dopo la conquista dell'isola.
D'Antonio
condisce tutto con i suoi splendidi disegni, pieni di fitti tratteggi
e belle inquadrature: ci mostra il volto duro e scontroso di Stagg
ma si limita solo a far intravedere quello di Joe che
praticamente è sempre coperto dall'ombra del suo elmetto: il
protagonista di D'Antonio non ha bisogno di una precisa
delineazione fisica perché rappresenta ogni giovane soldato caduto
in una guerra inutile.
“Se
almeno questo servisse a qualcosa...” pensa Joe. E noi
con lui.
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L'aggressività di Joe evidenziata nel sublime tratto di Gino D'Antonio: le conseguenze della guerra. |
Curiosità:
Il volto del sergente Stagg è modellato su quello dell'attore
Lee Marvin. Possibile modello per il fumetto può essere stato
il bel film di Allan Dwan Iwo Jima deserto di fuoco con
John Wayne nei panni di un rude sergente dei marines.
Edizione
consigliata e altre edizioni: I volumi della collana Un uomo
un'avventura furono tutti realizzati con un bell'impegno
produttivo e qualitativo: grande formato, cartonato a colori, belle e
concise introduzioni, insomma con l'edizione consigliata andate sul
sicuro. Reperibile facilmente in mostre mercato e internet.
La
Hobby&Work ripubblicò tutta la collana in dei mediocri
volumi brossurati di pessima qualità, se proprio non doveste trovare
l'edizione consigliata.
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