![]() |
Roma, 1993. Jacovitti nel suo studio |
Io questa fortuna l'ho
avuta. Ho visto al lavoro, nei loro studi, i più grandi artisti
italiani di sempre: Magnus, Galep, Milazzo, D'amico. Ma di loro vi
parlerò in seguito.
L'artista di cui parlavo
all'inizio si chiamava Jacovitti, anzi per la precisione Benito
Franco Giuseppe Antonio Jacovitti, per gli amici Franco ed era il mio
idolo. Era il più grande di tutti.
È inutile dilungarsi sul
suo genio, sono state scritte migliaia di pagine a riguardo e mi
sembra inutile ribadirlo.
Vorrei parlare di
Jacovitti soffermandomi sugli ultimi cinque anni della sua vita
(1992-1997), durante i quali ho avuto l'immensa fortuna di essere il
suo collaboratore, di essere il suo “GHOST”. In quei cinque anni
ho conosciuto non solo l'artista, ma anche l'uomo.
Ho conosciuto i fumetti
di Jacovitti all'età di 13 anni, quando cioè non credevo neanche
che esistessero. I miei interessi erano altri. Poi un giorno ho avuto
in regalo un diario di Jacovitti, il famoso Diario Vitt, e da quel
momento ho iniziato a disegnare per non smettere più: disegnavo
continuamente e costantemente il suo personaggio più famoso: Cocco
Bill.
Non so cosa mi affascinò
di questo artista, ma sicuramente ne compresi immediatamente il
genio. Insomma, se un ragazzino vede spuntare in una vignetta salami,
pettini, ossa, api, rocchetti, vermi ecc, allora può ipotizzare solo
due cose: o l'artista è un genio, oppure è completamente folle. E
direi che le due cose sono spesso compatibili.
Incominciai a disegnare,
disegnare e ridisegnare le sue vignette. Continuamente,
costantemente.
La scuola? Per me non
esisteva più. Facevo la terza media e in classe durante la lezione
di matematica leggevo il Diario Vitt (sarà per questo che prendevo
sempre delle insufficienze), durante quella d'italiano copiavo il
diario Vitt e in quella d'artistica promuovevo l'arte di Jacovitti
paragonandola a quella di Michelangelo. Troppo, vero? Ma alla fine
parliamo sempre di genio e follia.
A proposito, durante i
miei anni all'istituto d'arte, per “colpa” di Jacovitti, i
professori mi abbassarono anche i voti in disegno: da sette a cinque.
Ma questa è un'altra storia.
![]() |
1992. Uno dei primi lavori realizzati per Jacovitti, di cui ho curato la rifinitura e l'inchiostrazione. |
Dal mio punto di vista,
invece, 16 anni + Roma – papà e mamma = FIGATA PAZZESCA!!
Chi ha la possibilità,
lo faccia, non aspettate di essere maggiorenni. E se siete già
avanti con l'età, trovate un modo per tornare indietro.
Durante la frequentazione
della scuola di comics, la passione per Jacovitti non mi abbandonava.
Finito il primo anno decisi che volevo assolutamente disegnare per
lui. Erano ormai 4 anni che sgobbavo per imitarne e carpirne lo
stile. Prima dell'inizio del secondo anno, mi recai a Milano (sempre
scortato da un genitore, in questo caso mio padre) dove incontrai
l'agente di Jacovitti, Vezio Melegari, che visionò i miei disegni,
li trovò validi, ma... non riuscivamo ad arrivare a una soluzione.
Anche perchè loro già si servivano di un artista (scadente a dire
il vero). Porc... Io volevo disegnare per lui, non m'interessava dove
e come, volevo disegnare le vignette con i vermi e i salami. Me ne
andai deluso, dicendo a Melegari che comunque ero a Roma (città dove Jacovitti viveva da anni) e volendo potevo essergli d'aiuto in
qualche scarabocchio (in realtà gli avrei fatto anche da fattorino).
Durante il viaggio di
ritorno da Milano ero veramente con l'umore a terra. Ero sicuro di
farcela, perché i miei disegni rispecchiavano perfettamente lo stile
del maestro. Ero sempre sotto scorta paterna e ci fermammo a una
stazione di servizio per chiamare mia madre e avvisarla che stavo per
rientrare nella capitale (ci tengo a ricordare che le cabine erano
ancora in uso in un periodo in cui contemporanenamente i primi
cellulari cominciavano a farsi notare, tipo quei mattoni della
Olivetti che equivalevano a un manubrio per palestra).
Chiamai quindi mia madre
che neanche mi salutò e mi disse che un certo Vezio Melegari l'aveva
chiamata dicendole che aveva bisogno di mettersi in contatto con me.
Chiamai Melegari che tutto contento ci disse che aveva appena sentito
Jacovitti il quale voleva incontrarmi l'indomani mattina nella sua
casa.
Esterno. Notte. Una
stazione di servizio sull'autostrada che da Milano portava a Roma.
Era un sabato d'ottobre del 1992, quando la mia vità cambiò.
Bellissimo questo tuo nuovo blog, Ned ... non capita spesso di poter scoprire, in un modo così affascinante, i retroscena dell'attività di un grande e rinomato autore del mondo del fumetto italiano e internazionale come Jacovitti nonché i retroscena della nascita e dell'emergere di un valido e originale fumettista come te!
RispondiEliminaGrazie Ines... spero sia utile a tutti coloro che vorranno intraprendere l'avventurosa strada dei fumetti. Andare a "bottega" è stata un'esperienza unica.
RispondiElimina..eravamo compagni di banco. 3° superiore istituto d'arte di Lecce.. mi avevi fatto scoprire il mondo fatato e sconfinato dei fumentti... mi avevi fatto toccare tavole uniche. La tua vita girava intorno ai fumetti ma e io la guardavo con l'interesse di un lettore, ad un certo punto sei andato via destinazione Roma, e tutti eravamo molto invidiosi perchè dal nostro punto di vista eri un genio fortunato... un genio in un fumetto. Una volta, come potrei dimenticare, provammo persino a fare una tavola insieme, ma il regalo più bello è arrivato qualche mese dopo la tua partenza, direttamente dalla mostra del fumetto di Lucca (1990 mi sembra) un orologio cartonato disegnato da te e formato jacovitti, con una dedica spezzacuore; "al mio amico Rocco, Jacovitti"
RispondiEliminagrazie Ned
Caro Rocco è stato un piacere averti come compagno di banco e amico.. spesso racconto alla mia compagna le nostre (dis)avventure all'istituto d'arte (che ora è diventato liceo artistico)..
EliminaSono contento che conservi quell'orologio.. è stato il mio primo lavoro per Jacovitti... Che tempi caro mio, li rimpiango parecchio.. poi essere accanto a un simile maestro... esperienza che dovrebbero fare tutti gli artisti...
Ricordo la tavola che facemmo insieme.. mica te la cavavi male.. hai sempre avuto una buona mano.. anche il disegno che facesti per la locandina della tua prima band musicale "I FERRO E FUOCO" era buono.. avevi stoffa (sicuramente anche ora)...
Grazie a te Rocco...
scopro sto blog che insegue un mio cruccio personale:la biblioteca must have di fumetti mondiali e dopo il pimo post scopro che sei Leccese e coetaneo (o quasi...classe 1974).
RispondiEliminadirettmente nei preferiti.
Io iniziai uni a bologna nrl '93...quindi ti lascio immaginare la goduria di vivere nel cuore del fermento fumettistico italiano degli anni 90.
Il fumetto come "lavoro" è un treno che ho perso anche se x diletto scribacchio ma il lettore è cresciuto :di età e di gusti per la disperazione del portafoglio e di mia moglie.
Saluti
Grazie mille Massy... mi fa piacere che la passione per il fumetto non l'hai persa.. costano è vero ma a volte ne vale la pena:)...
RispondiEliminaGrazie per aver letto il mio blog e per avermi messo tra i preferiti... A presto!!!
Nella foga è uscito fuori un post in cui "leccese come me" è andato perso.
RispondiEliminaHo letto i distinguo sui criteri di scelta e volevo fare un piccolo appunto:DD c'è in volume cartone ed è l'edizione ristampa book;è seriale ok, ma è pur sempre volume cartonato ... o no?
Aspetta che non ti seguo... Ma parli della collezione book di Dylan Dog? cmq ho scelto in base al fatto che sia un volume. Per esempio il Mister No maxi autoconclusivo "C'era una volta a NY" vale come un volume... così come la serie "I protagonisti" di Albertarelli... :)
RispondiElimina