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Roma 1993.Una bella immagine di Jacovitti nel suo studio |
Il
1992 volgeva al termine e come succede ad un bravo scolaro che ha
fatto tutti i suoi compiti, il maestro mi concesse le vacanze di
Natale. Avevamo lavorato tanto, infatti oltre a realizzare le
illustrazioni di Cocco Bill e Tom Ficcanaso (che ci
tennero occupati fino ai primi mesi del 1993), nonché la copertina
natalizia di Comix, il maestro iniziò anche a lavorare a una
serie di vignette di contenuto medico che avrei dovuto inchiostrare
al mio rientro nella capitale. Nel frattempo Franco mi chiese di
realizzare un disegno per la parrocchia di S. Ambrogio, a scopo di
beneficenza. Lo faceva ogni Natale e quest'anno tocco a me l'onore.
Lui mi fece un piccolo bozzetto per darmi l'idea lasciando a me il
resto. Sbrigai la cosa in mezza giornata per poi portarglielo e, con
l'occasione, fargli gli auguri di buone feste.
Quel
pomeriggio non fu solo un incontro di lavoro, ma anche un'occasione
per fare due chiacchiere, per conoscere meglio l'uomo, oltre
all'artista. Ci sedemmo l'uno di fronte all'altro e iniziammo a
chiacchierare. Parlammo un po' di tutto, dai fumetti alla situazione
politica italiana, fino a giungere al suo passato. Mi raccontava
anche dei tempi del Vittorioso, delle serate passate con i colleghi
fumettari come Lino Landolfi, Ruggero Giovannini, Nevio Zeccara,
Santo D'amico (mio eccellente insegnante alla Scuola Internazionale
di Comics).
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Bozzetto di Jacovitti e realizzazione del sottoscritto per un disegno natalizio. |
Era
bellissimo sentirlo parlare della sua vita passata. Mi raccontò di
quando, ragazzino, scrisse una lettera a Mussolini che più o meno
recava queste parole: “Caro Mussolini, siccome abbiamo lo stesso
nome, quando morirai sarò io a fare il duce al tuo posto!”,
ricevendo addirittura la risposta dal duce che diceva: “Caro
Benito, tu pensa a essere un disciplinato balilla che a fare il duce,
per il momento, ci penso io!”. Per fortuna i bambini hanno una
visione ingenua della realtà.
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La prima tavola di Gionni Galassia, donatami da Jacovitti per le festività di Natale. |
Nel
suo studio, in alto, di fronte al suo tavolo da lavoro, Franco aveva
appeso una riproduzione ingrandita di una vecchia banconota da 10.000
lire (risaliva in pratica all'era in cui le banconote erano formato
lenzuolo). Lui mi disse che quando guadagnò la sua prima banconota,
ne fece fare un ingrandimento, e la incorniciò nel suo studio con la
promessa, verso se stesso, di guadagnarne una al giorno. Non era
difficile capire il perché di quel desiderio: Franco aveva
conosciuto la povertà, era figlio di un ferroviere che doveva
sfamare lui e i suoi due fratelli ed essendo lui il figlio maggiore
si prendeva cura dei più piccoli.
Mi
raccontò di quando, una volta, ancora ragazzino, suo padre gli diede
qualche moneta per comprare il pane. Sulla via per arrivare al
fornaio s'imbattè in alcuni poverelli che chiedevano la carità. Lui
intenerito e cuor d'oro (lo è sempre stato, fino al giorno della sua
morte), donò loro i soldi che aveva destinati all'acquisto del pane
e di fronte al padre s'inventò d'averli persi.
“Naturalmente
al tempo c'era la fame, la fame vera” ripeteva lui. “C'erano i
poveri veri, non come oggi che non sai se crederci o no. Mio padre
ovviamente mi riempì di botte, ma io ho fatto quello che mi andava
di fare in quel momento!”
Dal
suo passato finimmo col parlare d'arte. Mi disse che adorava Bosh (da
cui era influenzato, non dimentichiamoci che Jacovitti era famoso per
il suo surrealismo), Dalì, ma anche Modigliani e Bruegel. Di
quest'ultimo aveva una riproduzione del famoso dipinto “Banchetto
nuziale”, appesa al di sopra dell'ingresso del suo studio.
Naturalmente
parlammo anche dei suoi fumetti, soffermandoci su Tom Ficcanaso,
Cocco Bill, Gionni Galassia. Ad un certo punto, mentre
parlavamo, s'alzò senza preavviso e si diresse verso la sua libreria
sotto la quale, in un reparto chiuso da due ante, custodiva tutte le
sue tavole originali. Ne tirò fuori un paio e, guarda caso, una era
di Gionni Galassia e per l'esattezza la prima in assoluto, un
capolavoro di poesia, disegno, composizione e colore. Mi regalò,
inoltre, la prima tavola di Tizio, Caio e Sempronio e
un'illustrazione di Tom Ficcanaso. Credetemi, rimasi senza
fiato. Erano bellissime.
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L'allievo e il maestro nello studio di quest'ultimo, in uno scatto affettuoso |
Ma
un maestro non lascia mai un suo allievo senza compiti per le
vacanze.
Franco
tirò fuori anche le tavole originali di Tarallino,
personaggio protagonista di storie favolistiche, apparse all'inizio
degli anni '70 sul Corriere dei Piccoli. Mi disse che all'appello
mancava una tavola, forse andata perduta ai tempi della stampa (Jac
aveva perso gran parte delle sue tavole grazie alla strafottenza
delle tipografie... del resto erano cose per bambini!!), chiedendomi
di rifargliela precisa e identica, compresa la colorazione da
realizzare sul retro (al tempo si usava colorare dietro la tavola a
fumetti e non sul fronte). Compito che svolsi con diligenza.
Era
davvero poca cosa in confronto ai meravigliosi regali ricevuti quel
giorno.
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I testi apparsi su "Avventure di carta" sono tutti scritti da Ned (Nedeljko Bajalica) e possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare la fonte e gli autori!
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