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Jacovitti in versione Ispettore Callaghan. Franco aveva una collezione d'armi antiche esposte in bellavista nel suo studio. Nonostante fossero pezzi da collezione non funzionanti, Jac rischiò una condanna a tre anni per possesso d'armi non dichiarate, condanna che evitò grazie all'intervento di un suo amico funzionario delle forze dell'ordine. |
Nel
1994 il militare era ancora un obbligo per chiunque avesse compiuto i
18 anni. Visita dei tre giorni, idoneità accertata e partenza per la
caserma di destinazione. Potete immaginare la mia angoscia, un anno
di totale e completa perdita di tempo per fare la cosa più inutile e
stupida del mondo: il servizio di leva!
A
dire il vero provai a fare domanda per il servizio civile ma non
riuscii mai a capire come mai, avendola fatta ben sei mesi prima
della mia partenza per la caserma di Orvieto, mi fu detto che la mia
richiesta era pervenuta in ritardo. Nessuna via di scampo: Orvieto mi
aspettava. Car nella cittadina umbra e restanti 11 mesi nella
capitale.
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Disegno per l'invito alla festa di calotta svoltasi il 18 giugno 1994 presso l'8° reggimento Lancieri di Montebello a Roma. |
Ma
il mio tormento maggiore era non poter continuare la mia
collaborazione con Franco che, comprendendo la situazione,
pazientemente aspettò mie notizie. Dopo il primo mese di Car fui
inviato a Roma insieme ai miei commilitoni e qui fummo destinati ai
vari incarichi. Provate a indovinare quale fu il mio? Incarico 24:
disegnatore specializzato e una mega aula disegno con quattro
tavoli a mia disposizione. Niente male eh?
Ma
la sera prima del mio nuovo incarico successe un fatto con cui
rischiai un paio di settimane di punizione (che voleva dire non poter
uscire dalla caserma neanche per errore): mi addormentai mentre ero
di turno come piantone all'interno del mio squadrone. Fui beccato dal
sottufficiale di servizio che annotò il mio nome. La mattina
successiva, durante l'adunata il comandante Tenente Graziani mi
chiamò in disparte con sguardo severo e mi chiese di seguirlo. Ero
rassegnato al peggio. Una volta soli come per magia un sorriso si
disegnò sul suo volto. Mi domandò: “Ho saputo che tu lavori con
Jacovitti!” Beh, da non credere iniziò a farmi duemila complimenti
e mi parlò di una festa di calotta (in gergo militare festa per gli
ufficiali) che si sarebbe tenuta di lì a poco in caserma, l'8°
reggimento di cavalleria Lancieri di Montebello. Mi chiese se fosse
possibile una partecipazione artistica di Jacovitti nella
realizzazione del biglietto d'invito.
Fu
così che armato di un pennarello pilot (non ero ancora riuscito a
organizzare bene l'aula disegno) realizzai il biglietto per la festa
di calotta tra la gioia degli ufficiali e il benestare di Jacovitti.
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L'allora capitano Francesco Gargaglia, in Somalia. |
Naturalmente
divenni molto popolare in caserma: un tenente durante il contrappello
mi fece i complimenti davanti a tutta la camerata in quanto allievo e
collaboratore del più grande fumettaro italiano. E questo andò a
mio vantaggio in quanto in aula disegno ero davvero padrone del mio
tempo, insomma non sembrava neanche che facessi il militare: mentre i
miei commilitoni marciavano sotto il sole, io me ne stavo nella mia
bella aula disegno con la mia radio e i miei fogli e così continuai
a lavorare tranquillamente per Franco (sinceramente un po' mi sentivo
in colpa). Naturalmente non è tutto oro quel che luccica. Per poter
avere questa libertà, dovevo fare ritratti agli ufficiali,
sottufficiali, alle loro mogli, mamme zie e nonne... ma alla fine era
un piccolo prezzo da pagare.
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Particolare di un'illustrazione per i puzzle editi da
Mondadori nel 1995. Da notare il tratto sottile di
Jac non ancora inchiostrato dal sottoscritto. |
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Manifesto realizzato per Tele+2 |
Uno
dei primi lavori effettuati in caserma fu quello per Telepiù (futura
SKY): un mega poster in cui Franco si sbizzarrì a creare una delle
sue mitiche panoramiche sul tema sportivo. Questo era anche il
disegno che rischiavo di non finire a causa della rottura del
rapidograph. Per fortuna il mio comandante in capo, Maggiore
Francesco Gargaglia, era l'unico uomo colto in tutta la caserma (per
non dire in tutto l'esercito italiano) e mi prestò i suoi
rapidograph con i quali ultimai il disegno. Dopo il congedo non ho
più avuto notizie di quest'ufficile fino a qualche anno fa quando
vidi un suo blog dedicato alle tecniche di sopravvivenza. Un uomo e
un'ufficiale davvero preparato e nonostante io sia un antimilitarista
convinto, se proprio dovesse scoppiare una guerra sarebbe l'unico
ufficiale da cui prenderei ordini.
Subito
dopo ci dedicammo a un altro lavoro pubblicitario: dei puzzle per la
Mondadori. In pratica Franco doveva ideare delle panoramiche su vari
temi come l'amore, lo sport, ecc... Erano delle vere e proprie
panoramiche ma diverse da quelle a cui eravamo abituati. Le sequenze
da creare dovevano essere affollatissime di tutti quei particolari
che avevano reso l'arte di Jacovitti unica. Un lavoro non poco
faticoso e sempre realizzato a tratti perché comunque dovevo anche
realizzare i vari lavori per l'esercito. Non ricordo il numero esatto
di disegni realizzati, ricordo che comunque avevano un formato di
50x70 e realizzati su carta Fabriano F2 ruvida.
A
un paio di mesi dal congedo, Jac mi chiese di fare un disegno per
Giorgio Cavazzano, più nello specifico per un club o associazione di
cui quest'ultimo faceva parte: Gli amici della merla.
Realizzai
un disegno davvero carino, raffigurante una serie di merli, che poi
Jac firmò (come consuetudine per lavori del genere) e donò al suo
amico e collega.
Una
volta congedato, ritornai a Roma sotto forte pressione di Jacovitti.
Addirittura la moglie di Franco, Lilli, chiamò mia madre per
rassicurarsi della mia collaborazione con Franco.
Mai
mi sarei sognato di abbandonarlo. Nel marzo del 1995 mi congedai e
rientrai nella capitale per ricominciare la mia collaborazione con il
maestro.
C'era
davvero parecchio da fare!
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Disegno per Gli amici della Merla, realizzato da me qualche mese prima del congedo, nel 1995 |
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