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Hazard Edizioni, 2010 (Giappone, Adorufu ni Tsugu, 1983) |
“Basta
una stella sul palco e tutti applaudono come idioti.”
(Sohei
Toge, parlando di Adolf Hitler)
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Un giovane Osamu Tezuka. |
Quando
in Italia, all'inizio degli anni '90, ebbe inizio la
“Manga-invasion”, la maggior parte degli autori, degli
aspiranti fumettari (come chi scrive), insieme a una grande fetta di
pubblico storse il naso; era un modo di fare fumetti troppo diverso
così come diverse erano le culture che si scontravano, insomma
l'eterna “lotta” oriente vs occidente. Eppure amavamo i cartoni
animati che in qualche modo si ricongiungevano a quello stile dagli
occhi enormi e capelli a punta; eravamo cresciuti guardandoli ogni
pomeriggio ma il fumetto ebbe su di noi un effetto quasi contrario,
forse per l'errata convinzione che il manga altro non fosse che un
adattamento di quei cartoni tanto amati.
Con
i suoi fumetti, Tezuka sapeva divertire ma anche far
riflettere, riusciva a essere romantico e a suscitare sentimenti che
andavano dalla paura all'odio al dolore, riuscendo ogni volta a
stupire il lettore con la sua poliedricità. E il geniale autore
continuò a disegnare finché non fu tradito dal suo cuore all'età
di sessant'anni e non oso immaginare cosa sarebbe ancora riuscito a
produrre.
Di
qualche anno prima della morte, La storia dei tre Adolf
rappresenta il testamento artistico di Tezuka nonché
uno dei più grandi fumetti degli anni '80.
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Adolf Kamil riceve un pacco da custodire gelosamente: al suo interno, i documenti che proverebbero le reali origini giudaiche di Adolf Hitler. |
La
storia è quella di Adolf
Kaufmann, figlio
di un diplomatico tedesco e di una donna giapponese, e di un altro
Adolf,
Kamil,
proveniente da una famiglia ebrea; questa storia inizia con
un'amicizia adolescenziale e si disperde nei meandri della seconda
guerra mondiale tra razzismo e persecuzione, venendo inesorabilmente
segnata dal terzo Adolf e cioè Adolf Hitler,
leader nazista e responsabile di alcune tra le più disumane atrocità
della storia. Ma forse c'è un segreto che lo riguarda e che rischia
di essere svelato: Hitler è ebreo. Una scoperta incredibile
quanto allarmante che il giornalista Sohei Toge,
inviato a Berlino, riceve dal fratello Isao, attivista
di sinistra e per questo ucciso dalla Gestapo.
La
prova delle origini giudaiche del Führer diviene così il motivo
centrale con cui Tezuka orchestra quest'intreccio
narrativo dal ritmo incalzante e toccante che si legge tutto d'un
fiato nonostante la mole delle pagine non indifferente (oltre
milleduecento). Ma la storia non si ferma e non vuole essere solo un
mix d'avventura e dramma e lo s'intuisce dalla complessa personalità
con cui Tezuka riesce a caratterizzarne i protagonisti:
nel raccontare la sincera amicizia di due ragazzini; nel tratteggiare
l'autoritarismo con cui il padre costringe Adolf Kaufmann
a diventare un ufficiale nazista; nel descrivere l'assurdo
indottrinamento nazista che piega anche chi non riesce o non vuole
comprenderlo. Ma soprattutto il grande autore giapponese riesce a
parlare al cuore di ognuno di noi e, con un'abilità narrativa
strabiliante, realizza una grande opera di condanna verso la guerra,
la violenza generata da essa, il razzismo, l'intolleranza e
soprattutto l'odio. L'odio è in ognuno di noi (il pacifista Adolf
Kamil partecipa a varie spedizioni militari in Palestina in
cui muoiono donne e bambini innocenti) talmente radicato da indurre
l'essere umano a odiare un suo simile; ognuno, ci dice Tezuka,
porta avanti il proprio concetto di giustizia.
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Una giovane donna ebrea trattata come una bestia: una consuetudine della Gestapo. |
Lo
stile che il “Dio dei manga” usa per raccontarci questa
splendida storia è perfetto: tratto e inquadrature essenziali,
personaggi stilizzati in un mix di realismo e grottesco eccellenti
(imperdibile questo Hitler dalle movenze irreali, quasi fosse
fatto di gomma), espressività molto pronunciata ma mai esagerata;
per dirla breve, c'è tutto Osamu Tezuka in quest'opera
di immenso spessore artistico e culturale, ma c'è anche molto di
più. C'è la consapevolezza, da parte di chi legge, di trovarsi di
fronte a un fumetto che racchiude svariati generi narrativi: la
costruzione del miglior giallo, l'audacia del romanzo storico,
l'equilibrato miscuglio di amore e odio, la perfetta simbiosi tra
reale e fantastico. Ma soprattutto c'è tutta l'arte e la denuncia di
Osamu Tezuka.
“C’è
un solo principio che non cambierò mai, nemmeno se mi uccidono: ed è
che noi non vogliamo nessun’altra guerra! Per questo, se non altro,
mi sono messo a scrivere contro la guerra”
Parola
del più grande autore manga della storia.
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Sohei Toge rende omaggio all'amico Adolf Kamill. |
Curiosità
Le origini ebree di Hitler sarebbero state accertate da un lungo studio condotto dal giornalista belga Jean-Paul Mulders e dallo storico Marc Vermeeren.
A
proposito della sua opera, Tezuka
disse: “Se
insegui quello che la società ti fa credere che sia il vero
principio di giustizia, ti accorgerai che esso conduce a una sorta di
egoismo dello Stato. Questo è sempre stato il mio soggetto preferito
e l’ho ritratto molte volte. Ma La
storia dei tre Adolf
è il lavoro in cui sono riuscito a renderlo proprio come
intendevo”.
Pubblicato
a puntate sulla rivista Shukan
Bunshun
dal 1983 al 1985.
Edizione consigliata
La casa editrice Hazard ha fatto conoscere al pubblico italiano questo capolavoro nel 1998, pubblicandolo in cinque volumi nel classico formato manga. L'edizione consigliata è stata ridotta a tre volumi con cofanetto.
Ciao Ned
RispondiEliminaSempre ottimi fumetti tra le tue recensioni. Tezuka non l’ho apprezzato subito, Astroboy e Kimba mi avevano abbastanza deluso sia per il disegno che per i testi, troppo leggeri. La passione è scattata con Black Jack, li i disegni sono sempre piuttosto buffi e topolinosi ma le storie sono talmente truci che capisci subito che non c’è niente da ridere. Non ho ancora letto ne i “Tre Adolf” ne il suo Buddha, ma metterò presto in pratica il tuo consiglio.
I tre Adolf rappresenta il testamento artistico di Tezuka oltre a essere uno dei capolavori degli anni '80. Certo lontano da Astro Boy e Kimba (che comunque a mio giudizio sono due capolavori del comics per ragazzi) e forse più vicino alle opere mature del maestro come lo splendido Black Jack e l'imponente Buddha... Ma il Dio dei manga non si stancava mai di stupirci con le sue opere, cambiava genere con una facilità disarmante e ne tirava fuori qualcosa d'incredibile...
EliminaLeggi La storia dei tre Adolf... ne rimarrai colpito!!
A presto Mario:)