![]() |
Un riflessivo Jacovitti. |
![]() |
Disegno di Peter Pan antecedente a quello realizzato per Il Giornalino. |
Dopo
un paio di mesi dalla fine della mia collaborazione con Jacovitti
decisi di intraprendere nuove strade artistiche: pensai di
presentare delle tavole di prova alla Sergio Bonelli Editore e
al Giornalino.
Continuavo
a sentire Franco, lui mi chiamava per chiedermi come
stavo e mi esortava affinché vendessi i suoi disegni originali,
quelli che mi aveva regalato nel corso degli anni: “Tanto poi ti
do gli altri!” mi ripeteva spesso.
Una
volta realizzate un po' di tavole, andai a Milano e trovai ospitalità
dal mio amico Luca Bertelè, anche lui disegnatore di fumetti
e creatore della prima fanzine salentina dedicata ai fumetti: Luna
Storta.
Una
volta a Milano, onestamente, non sapevo da dove iniziare: portare le
tavole alla Sergio Bonelli
o andare direttamente al Giornalino?
Provai
a chiamare Jac per chiedergli un consiglio e lui mi
disse di richiamarlo poco più tardi. Non passò neanche mezz'ora e
Franco mi aveva già procurato due appuntamenti: con
quello che al tempo era il redattore capo della Bonelli, Maria
Baitelli, e con il direttore del Giornalino Don Tommaso
Mastrandrea.
In
quei giorni successe un fatto alquanto strano. Venni derubato dei
miei averi, quanto meno quelli più preziosi: portafogli (con
all'interno bancomat e contanti), occhiali da vista appena comprati e
telefono cellulare, anche quello appena comprato (erano i primi con
la scheda ricaricabile).
![]() |
Il mio eroe: Benito Jacovitti. |
Per
un attimo mi sentii perso. Non sapevo che fare, ma non dovevo neanche
perdere la concentrazione, visto che avevo due incontri importanti.
Il
primo, se non erro, fu in via Buonarroti, nella redazione della
Sergio Bonelli. Maria Baitelli era una signora molto
cordiale e gentile ed esaminò i miei lavori. Avevo fatto le tavole
per Nick Raider e Tex. Per quest'ultimo ero troppo
giovane mentre per Nick Raider al momento non avevano bisogno
di nuovi artisti. In compenso servivano per la nuova testata Magico
Vento. La signora Maria Baitelli mi fece notare che a loro
serviva un tratto più commerciale e il mio era, secondo il suo punto
di vista, troppo d'autore. Sempre questa distinzione. Chissà se
verrà il giorno in cui la smetteremo di classificare il fumetto. Mi
chiese di fare delle tavole per Magico Vento e di
inviargliele. Insomma, nulla di fatto.
La
sera aggiornai Jac sul mio incontro e sul furto subìto.
Rimase seriamente dispiaciuto. Si chiedeva come aiutarmi, ma gli
dissi di non preoccuparsi.
Il
giorno dopo andai alla redazione del Giornalino per incontrare
il direttore. Dopo una breve attesa fui ricevuto da Don Tom (si
faceva chiamare così); facemmo una breve chiacchierata e mi raccontò
che quella mattina era passato da lui Cino Tortorella (il
mitico Mago Zurlì) un po' depresso in quanto compiva la
veneranda età di settant'anni. Fu così che Don Tom mi mise
davanti agli occhi un disegno originale di Jac (degli
ultimi da lui realizzati) chiedendomi di scrivere una dedica in stile
Jac per il noto conduttore televisivo; un regalo per consolarlo. Lo
feci senza problemi e fu mentre mi accingevo a imitare la grafia di
Jac che mi accorsi che quel disegno aveva qualcosa di
strano: non era di Jac. Eppure era una delle ultime cover del
Giornalino, erano storie a cui lui stava lavorando da solo. Conosco
lo stile del grande maestro decennio per decennio e quel disegno non
era inchiostrato da Jacovitti, ne tantomeno da me. Non
ci pensai e mi concentrai sul lavoretto affidatomi.
Appena
terminato, Don Tom mi commissionò un disegno (in stile Jac)
di Peter Pan. Era per
una trasmissione televisiva (almeno credo) sempre di Cino
Tortorella, dal titolo “Peter Pan: dalla parte dei ragazzi”.
Dopodiché
visionò le mie strip un po' all'americana e mi chiese di
italianizzare i soggetti e proporglieli. Beh, qualcosa era uscito. Ma
il bello doveva ancora arrivare, visto che uscito da lì la mia
preoccupazione era quella di capire come avrei fatto a ritornare a
Lecce senza un centesimo in tasca. Stavo per congedarmi da Don
Tommaso Mastrandrea quando quest'ultimo mi passò una busta.
Ricordo ancora le sue parole: “Questa è per te da parte di
Jacovitti!”. Rimasi stupito, anche perché Franco
non m'aveva detto niente a tal proposito. Presi la busta e la aprii e
al suo interno vi trovai 500.000 lire. Dissi a Don Tom che
probabilmente c'era un errore e lui mi tranquillizzò. Jacovitti
l'aveva chiamato raccontandogli la mia sventura e chiedendogli di
darmi questi soldi.
Sembrava
uno dei suoi soliti scherzi, invece era reale. Uno di quei gesti che
ti spiazzano, che ti fanno credere che gli eroi esistono non solo nel
nostro immaginifico mondo di nuvole parlanti, ma anche nella vita
reale.
Questo
era Jacovitti: un eroe. Il mio eroe.
![]() |
Particolare di uno dei primi lavori realizzati insieme nel 1992. Vent'anni fa. |
Dopo aver scoperto il blog con l'iniziativa 300, mi sono appena "rimesso in pari" con Jac e Ned... che dire? Bellissima storia, a tratti quasi non ci si crede, e anche i momenti meno felici contribuiscono comunque a renderla più appassionante, più completa. Ehi ma... poi ce lo risolvi, il mistero della cover del Giornalino non di Jac, vero? :)
RispondiEliminaGrazie Ikaris.
RispondiEliminaSi certo, lo svelerò...:).... anche se vorrà dire rivangare ricordi non proprio felici...