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Ed. Fratelli Spada - I quaderni del fumetto n. 23, 1976 (USA, Big, Ben Bolt, 1950) |
“Non
ho mai avuto l'ambizione di essere un fumettista”
(John
Cullen Murphy)
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Autocaricatura di John Cullen Murphy. |
Prendete
un frullatore e metteteci dentro i disegni di Alex
Raymond e le illustrazioni
di J.C. Lyedecker
e Norman Rockwell.
Mixate il tutto e otterrete lo stile di John
Cullen Murphy.
Murphy
è un disegnatore strepitoso. Ha subìto l'influenza artistica dei
maestri prima citati, l'ha filtrata e ne è uscito il tratto fresco e
dinamico che ben si addice a un fumetto che per protagonista ha un
campione di pugilato.
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Eroe
sul ring e nella vita, Ben Bolt è spesso coinvolto in situazioni
quotidiane che risolve brillantemente.
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Non
è neanche difficile capire il perché di questa sua affinità, visto
il suo trascorso d'illustratore sportivo per varie riviste e
testate del calibro di
Esquire
e Chicago
Tribune.
Nel 1949 insieme allo sceneggiatore Elliot
Chaplin propone una
striscia di contenuto sportivo in cui il protagonista é il classico
ragazzone americano: alto, spalle larghe, naso schiacciato da boxeur
e campione di pesi massimi.
Big
Ben Bolt è elegante,
disinvolto, vive in una famiglia aristocratica composta dai suoi due
zii adottivi che ufficialmente disapprovano il suo mestiere ma che
non si perdono un solo incontro del loro campione.
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Il
fascino del tratto di Murphy in
una striscia originale del 1957. Il tempo ha ingiallito la colla con
cui, prima dell'avvento del computer, si incollavano i retini.
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D'altra
parte Ben Bolt
combatte per lo più a scopo di beneficenza o per raddrizzare qualche
testa calda, in quanto le avventure e le battaglie che intraprende
spesso non si svolgono tra le corde di un ring ma in vere e proprie
storie che spesso sfociano nel giallo e nel fumetto rosa.
La
prima storia pubblicata in questa breve raccolta dei famigerati
Fratelli Spada
ne è un perfetto esempio. Vediamo il campione riprendere gli studi e
alla ricerca, quindi, di un tutor che possa dargli una mano. Ma
questi è il classico secchione tutto studio e lavoro serale, che ce
l'ha a morte col mondo intero. Quindi Ben
dovrà guadagnarsi la sua fiducia, insegnargli ad aprirsi al mondo e
soprattutto imparare a corteggiare una ragazza. Siamo di fronte alla
classica contrapposizione di due mondi opposti così cara al fumetto
di quel periodo e ad un eroe che si dimostrava tale non solo su un
ring.
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Un bel primo piano di Big Ben Bolt. |
Le
storie di Big Ben Bolt
sono semplici, costruite con un impianto classico ma con grande arte
e mestiere. Elliot
e Murphy
sono riusciti a coniugare perfettamente sport, azione, dramma, giallo
e commedia rosa (un connubio che oggi riesce solo al fumetto
giapponese) e a creare un fumetto che riesce sempre a catturare
l'attenzione del lettore e che conserva, ad ogni lettura, quel
fascino un po' “old” che solo certi fumetti riescono a regalarci.
Gran
parte del merito della bellezza di questo fumetto si deve a John
Cullen Murphy che
sfodera una grazia artistica che lo contraddistinguerà per
vent'anni, fino a quando lo stesso Murphy
sarà notato e scelto
dal grande Hal Foster
per continuare le storie del suo noto personaggio Prince
Valiant
(in Italia Il principe
Valentino). Compito che
Murphy
portò a compimento egregiamente, senza tradire mai lo spirito del
suo creatore.
Big
Ben Bolt rappresenta un
riuscito esempio dell'American dream, non privo di un certo
autocompiacimento (ricordo qui la sequenza della storia Un
ragazzo troppo scontroso
in cui il manager di Ben
incontra il presidente, e afferma che l'America è un grande
paese... ) ma senza alcun dubbio di grande fascino.
Quel
fascino che sicuramente proverete leggendo le avventure di questo
campione dal cuore d'oro.
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J.
C. Murphy: grande talento
nell'illustrazione sportiva.
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Curiosità
Per
Big Ben Bolt,
J. C. Murphy
fu premiato nel 1971 dalla National
Cartoonist Society, che lo
premierà altre 5 volte per Prince
Valiant nel 1974,
1976, 1978, 1984 e 1987.
Edizione Consigliata
I
Fratelli Spada hanno
realizzato due raccolte di Big
Ben Bolt: I
quaderni del fumetto n. 10
e quello consigliato, n. 23. Sono tutt'è due di una qualità che
rasenta la decenza con quella carta ruvida che a ogni sfogliata emana
un insano odore di fondo di magazzino e con una stampa che non rende
giustizia al tratto di Murphy.
Ma a livello di “libro” (le virgolette sono d'obbligo) non è
stato tradotto nient'altro Italia.
Altre
edizioni
All'inizio
degli anni '60 la casa editrice Astorina
(quella di Diabolik)
pubblicava degli albetti a colori a cadenza quindicinale con le
storie di Big Ben Bolt
che si alternavano a
quelle di altri eroi meno conosciuti.
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