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Il genio burlesco di Jacovitti |
Una
volta congedato, ritornai a Roma e ripresi la mia collaborazione con
Jacovitti. Collaborazione che in realtà non s'era mai
interrotta, come avrete potuto leggere nel precedente articolo. La
vita senza divisa, alzabandiera e contrappelli era una vera goduria e
rimettersi a lavorare a tu per tu con il maestro lo era ancora di
più.
In
quel periodo avevo ideato una strip da proporre a qualche giornale.
Era sul modello delle strisce americane, genere Peanuts e
parlava di una bimba terribile che viveva nella classica cittadina di
provincia con i suoi amici e che ne combinava di tutti i colori.
In
occasione della fiera del giocattolo di Francoforte mio padre propose
queste strip a un'azienda del Trentino che produceva complementi
d'arredo per bimbi. I dirigenti vollero usarle per creare una serie
di oggetti per adornare le stanzette dei ragazzini.
Quindi
iniziai a disegnare i miei personaggi per creare targhette, cornici,
mensole, ferma porte il tutto rigorosamente in legno. Ma la Frade,
questo il nome dell'azienda, provò interesse anche per Jacovitti:
era un grande nome e avendolo nella loro scuderia avrebbero potuto
lanciare un' “offensiva” contro l'azienda concorrente che, in
quegli anni, spopolava con i gadget in legno di Mordillo.
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Il maestro... e il suo allievo: Jac e Ned in un'immagine del catalogo Frade, con un'introduzione di A. Lega. |
Naturalmente
toccò a me fare da mediatore e alla fine Jacovitti
accettò. Quindi, ci trovammo tutt'è due a lavorare per la stessa
azienda, realizzando prodotti analoghi ma con stili differenti. E,
dato che avevo ripreso a tempo pieno la mia attività
d'inchiostratore per Jacovitti, toccò a me l'onere di
ripassare i suoi disegni per la stessa azienda per cui lavoravo
anch'io.
Per
dirla in due parole: DOPPIO LAVORO.
Purtroppo
se il genio di Franco era evidente nelle tavole dei suoi fumetti, i
disegni per la Frade non furono proprio eccellenti. E se
Jacovitti dava da mangiare polvere a Mordillo in
quanto a fumetti, risultò più che evidente che l'artista argentino
aveva perfettamente intuito i meccanismi del business: disegni
semplici e romantici e un uso del colore che perfettamente si sposava
con la fantasia di un bambino o di un adolescente.
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Gli orologi di Cocco Bill, con i nuovi colori. |
Jacovitti
realizzò dei disegni di Cocco Bill per degli orologi
da parete facendoli colorare dalla tremolante mano del suo colorista
(per chi non avesse letto i capitoli precedenti, Adolfo Castellari
era affetto da morbo di Parkinson) e usando colori tipici dei suoi
fumetti pubblicati sui vari periodici negli anni '60. Risultato: un
parziale disastro.
Mio
padre al tempo lavorava per la Frade e supervisionava la linea
di oggettistica sia di Jacovitti che mia. Era un buon
colorista e affidai a lui la colorazione dei miei disegni. Quando
vedemmo quelli di Jacovitti, ci mettemmo le mani nei
capelli. I colori dovevano essere assolutamente rifatti e il problema
era quello di vivere nel 1995 in cui, nonostante computer, internet e
Photoshop cominciavano la loro precoce invasione, non eravamo ancora
del tutto abituati a queste meraviglie tecnologiche. Quindi ai nostri
occhi si prospettò un'unica soluzione: ridisegnare e colorare tutto.
Con pazienza e riconoscenza al maestro, ridisegnai per la seconda
volta tutti i disegni che furono poi ricolorati con dei colori in
grado di incuriosire un ragazzino. Il risultato fu piacevole anche se
alcuni lavori rimasero nella loro versione originale perché non
avevo il tempo materiale di rifare tutto e dovevo pensare anche ai
miei disegni.
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Altri gadgets di Jacovitti per la Frade. |
Nel
1996 i gadgets di Jacovitti e del sottoscritto furono
distribuiti nei vari negozi di giocattoli più o meno in tutta
Italia. Alcuni puristi di jacovittiani storsero il naso alla vista
dei colori molto più adatti all'oggettistica che alla carta
stampata, ma in tutta onestà la scelta di cambiarli fu giusta e
sensata, perché quelli decisi da Franco erano improponibili.
Non
ebbero grande successo e il perché fu evidente dentro me stesso.
Jacovitti non riusciva a fare quello che a Mordillo,
Silver, Shulz e Quino veniva
naturale: riproporsi ai giovani, con uno stile più sintetico, con
dei personaggi che rappresentassero situazioni legate più alla
moderna gioventù che a quella un po' provincialotta dei begli anni
andati.
Spesso
il genio di un artista si oppone alle rigide leggi del mercato. E il
genio di Jacovitti spesso consapevolmente, si opponeva.
Ma
non è necessariamente un difetto.
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I testi apparsi su "Avventure di carta" sono tutti scritti da Ned (Nedeljko Bajalica) e possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare la fonte e gli autori!
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