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VIETATO COSARE: il grande Jacovitti all'ingresso del suo studio. |
Disegnare
Cocco Bill è sempre stato il mio sogno nel cassetto,
sin da quando ho iniziato a leggere fumetti. Anche perché fu proprio
con il mitico cowboy camomillesco che ho scoperto il fumetto.
I
primi lavori che realizzai per Jacovitti avevano
proprio Cocco Bill per protagonista ma non corrisposero
a una storia a fumetti bensì solo a delle illustrazioni.
In
seguito intrapresi l'avventura di Cocco Story che poi dovetti
abbandonare per realizzare RAP e per continuare l'attività
d'inchiostratore per Jac. Ma, questa volta, dopo tante
illustrazioni e pubblicità, finalmente arrivò una storia a fumetti.
E niente di meno che Cocco Bill.
L'artefice
di questo ritorno di Cocco Bill fu il grande Sergio
Bonelli. Pare che quest'ultimo e Jac si fossero
incontrati per la prima volta nel mitico Salone dei Comics di Lucca nel 1992, anno in cui il grande Jac fu
premiato con lo Yellow Kid (per i dettagli di questo incontro
vi consiglio di leggere il blog Dime Web di Francesco
Manetti che all'epoca di Lucca curò la bella mostra dedicata a
Jac); da quel momento l'editore milanese avrebbe
insistito affinché Franco realizzasse una storia di Cocco Bill
unicamente per lui.
Cocco
Bill di qua e di là uscì nella collana I grandi comici
del fumetto nel 1997.
Iniziammo
a lavorarci all'inizio del 1996 almeno per quanto mi riguarda perché
ricevetti le prime 13 tavole e la copertina da inchiostrare
esattamente il 2 gennaio. A tempo di record le inviai a Franco
che puntualmente mi inviò un assegno di 350.000 lire: 25.000 a
tavola. Eravamo ben lontani dai compensi iniziali e la cifra era
veramente bassa (anche se non ho mai saputo il compenso di Jac
per quel lavoro) ma non ho protestato neanche una volta con lui. Ho
sempre fatto ciò che mi chiedeva, spesso anche gratis. A me andava
bene così. E poi i soldi non erano il vero problema di questa storia
a fumetti appena iniziata. I veri problemi erano due: la fretta che
mi metteva Jac nell'inchiostrare e soprattutto il suo
stile, purtroppo in fase di declino.
Erano
evidenti fin dalle prime tavole diverse caratteristiche che
alteravano il suo fantastico stile degli anni passati: bocche super
labbrose, sorrisi stampati su molti oggetti (come sul cappello di
Cocco Bill e sulle tende indiane), a volte si potevano
riscontrare delle sproporzioni tra il volto e le mani di Cocco
Bill. Insomma un Jacovitti non in forma. Dal
canto mio, cercavo di tenere il ritmo di Franco e, dove era
possibile, rimediare alle varie sviste (ma era difficile, perché non
potevo cancellare le tracce di pennino e poi Franco se ne
accorgeva), pertanto dovetti abbandonare il pennino per il
rapidograph, meno efficace ma più veloce. Ma ero felice di una cosa:
Franco mi promise che questa volta avrebbe fatto di tutto
affinché venissi menzionato nell'albo. Wow!!!
Contemporaneamente
realizzavo il fumetto RAP (e non vi nascondo che a questo
tenevo di più) quindi potete immaginare il tour de force in cui mi
lanciai. Poi naturalmente c'era sempre qualche disegnetto qua e la
che Franco mi chiedeva di fare. La tavole da fare erano in
tutto 95. Il 15 febbraio mi arrivarono le tavole dalla numero 14 alla
numero 20. A fine settembre (tenendo conto che nei mesi di giugno e
luglio Jacovitti non lavorava in quanto si trasferiva
nella sua casa a Forte dei Marmi) mi arrivarono le tavole dalla
numero 59 alla numero 72.
Per
problemi inerenti all'età e alla vista, Franco aveva
incominciato a realizzare delle tracce di matita (ricordatevi che il
maestro disegnava direttamente con il pennino) per aiutarsi
nell'impostazione delle vignette e dei personaggi. Ricordo che, una
volta inchiostrate le prime tavole, non cancellai le tracce della
matita e lui nella spedizione successiva mi regalò una gomma gigante
(era grande quanto un panetto di burro) “ordinandomi” di
cancellare tutte le sue “matitate”.
Dimenticavo
che tra di noi c'erano 600 km di distanza. Io ritornai a Lecce in
quanto ciò che percepivo da Jac non era sufficiente
per mantenermi in una Roma che diventava sempre più cara. Quindi
comunicavamo via telefono e via corriere espresso con cui Franco
m'inviava le tavole.
Prima
della fine del 1996 avevamo bell'e finito e nel maggio del 1997 il
fumetto uscì nelle edicole di tutta Italia.
E
aprendolo vi trovai la mia prima delusione dall'inizio della nostra
collaborazione: il mio nome non veniva menzionato, ma quello del
colorista, Luca Salvagno, si. Ci speravo davvero e rimasi
profondamente amareggiato.
Mentre
realizzavo questa storia in realtà dentro di me sentivo che
l'entusiasmo iniziale, l'euforia pazzesca, unica, meravigliosa
provata negli anni passati veniva inesorabilmente a mancare.
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I testi apparsi su "Avventure di carta" sono tutti scritti da Ned (Nedeljko Bajalica) e possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare la fonte e gli autori!
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