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Jacovitti nel suo studio. |
Il
1997 fu l'ultimo anno della nostra collaborazione e, purtroppo, fu
anche l'ultimo anno di vita di Jacovitti.
Dopo
Cocco Bill di qua e di là iniziammo una serie di storie brevi
per Il Giornalino.
Inutile
dirvi che, purtroppo, le storie di Franco non erano del solito
buon livello e, consapevole di questo, provai a parlarne con lui,
stando attento a non ferire il suo orgoglio artistico.
Gli
chiesi di realizzare la tavola unicamente con un leggero schizzo a
matita senza usare il pennino: in questo modo avrei avuto di più la
situazione sotto controllo e avrei potuto realizzare un disegno che
ricordasse di più il suo stile degli anni '60, il suo miglior
periodo.
Niente
da fare. In una divertente
“letterona” che mi inviò il 14 gennaio insieme alle prime
20 tavole da inchiostrare per Il Giornalino mi disse
espressamente: “Non pensare
ai miei disegni degli anni '50-'60, pensa a come disegno oggi. Ok?”.
Inoltre
mi incitava a lavorare più in fretta e io, in queste condizioni,
svolsi un lavoro mediocre; il problema era che a Franco andava
bene. A me decisamente meno. Credetemi, non è piacevole fare
qualcosa con la consapevolezza di non farla bene; per questo in me
non c'era più l'entusiasmo di una volta.
A
questa perdita che sentivo dentro di me, si aggiungeva ancora
l'amarezza per non aver visto il mio nome nei credit di Cocco Bill
di qua e di là; non
c'era, inoltre, da parte di Franco, una reale collaborazione
per il fumetto che stavamo realizzando insieme: RAP.
Ripensavo
all'emozione dei primi incontri, ai primi disegni, come le cover di
Cocco Bill e Tom Ficcanaso, e non riuscivo a provare le
stesse sensazioni. Onestamente vedevo più Jacovitti
nei disegni di RAP che realizzavo da solo cercando di imitare
il suo glorioso stile (disegni peraltro penalizzati dalla stampa: le
strisce originali erano 60x30 e ridotte a un formato tascabile
perdevano tutto il tratto a pennino che era la caratteristica di Jac)
che nelle ultimi storie di Cocco Bill.
Per
il Giornalino inchiostrai una storia di otto tavole, Cocco
Brrrr! Inoltre Franco aveva realizzato, sempre con il
Cocco protagonista, delle panoramiche: Coccobillando
e Coccobillagini.
Ci
incontrammo per l'ultima volta a Roma; nella capitale tornavo una
tantum per vedere Jac e incontrare qualche mio amico.
Andammo
a mangiare nello stesso ristorante di uno dei nostri primi incontri
nell'ottobre del 1992. Fui io a invitarlo, ma lui aveva già pagato
tutto prima ancora di sederci a tavola. Ricordo che si prese una
fetta di torta gigantesca, lui che era diabetico. Gli rivolsi allora
uno sguardo tra l'interrogativo e lo stupito, al quale lui rispose:
“Lo so, non dovrei, ma tanto chi mi vede? E quindi me la mangio lo
stesso!”. Come sempre, anche quella volta, tenni fede al mio motto:
semper fidelis.
Ritornai
a Lecce senza nessuna tavola da inchiostrare, il che mi sembrò
strano.
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Una delle divertenti letterone formato 70x50 che Jac era solito inviarmi insieme ai disegni da inchiostrare. |
Poi
un giorno, credo prima che partisse per le sue consuete vacanze a
Forte dei Marmi, Franco mi chiamò al telefono. Niente di
inusuale, ci sentivamo praticamente ogni giorno; dopo il solito
scambio di saluti incominciò a dirmi che gli era venuto l'entusiasmo
di fare tutto da solo, che voleva ritornare a inchiostrare lui le sue
tavole, insomma mi disse che al momento non aveva più bisogno di me.
Dopo quasi cinque anni in cui praticamente ho inchiostrato (e spesso
anche interamente realizzato) i suoi disegni, s'interrompeva questa
collaborazione.
Inutile
dirvi che fu un colpo al cuore per me e credo che anche Franco
se ne accorse. Ma acconsentii e gli espressi la mia felicità per
questo suo ritorno d'entusiasmo anche se qualcosa non mi convinceva.
Ma non ci pensai.
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Differenze di stile: a sinistra Cocco Bill realizzato da Jac e Ned nel 1992 mentre a destra una tavola da Cocco Bill di qua e di là sempre realizzata dal duo nel 1997. |
Continuammo
a sentirci comunque. Mi chiamava per sapere come stavo e mi diceva
che forse sarebbero arrivati dei nuovi lavori e che quindi mi avrebbe
fatto sapere. Poi mi fece pervenire delle sue tavole inchiostrate da
lui per farmi vedere come procedeva il lavoro sulle tavole di Cocco
Bill da lui interamente realizzate. Una volta mi chiamò, per
dirmi di vendere un po' dei suoi disegni che mi regalava di tanto in
tanto, credo pensasse che economicamente fossi un po' alle strette,
ma non mi sono mai permesso di farlo, finché Jac era
in vita.
A
settembre del 1997 Franco rientrò a Roma e riprese a
lavorare.
Furono
i suoi ultimi tre mesi di vita.
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I testi apparsi su "Avventure di carta" sono tutti scritti da Ned (Nedeljko Bajalica) e possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare la fonte e gli autori!
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